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Stefano Luca, Štěpán Lukáš Ursin-Rosenberg, (Praga, 1840 - Praga, 1916) è stato re dell'Unione di Praga (Triplice Monarchia) dal 1862 al 1916.

Conosciuto come il Pacifico, Mírotvůrce, è ricordato per la serie di riforme che mise fine alle rivolte indipendentiste nel triregno. Molto longevo, il suo regno è ricordato come un'epoca d'oro dell'Unione con l'avvento dell'industrializzazione, ma anche il grosso impegno diplomatico che portò la Triplice ad affermarsi come forza egemone nell'Europa continentale.


Biografia[]

La giovinezza[]

Figlio primogenito di Francesco di Ursin-Rosenberg e di Sofia di Baviera, crebbe all'interno del palazzo reale a Praga dove venne avviato alla carriera politica e militare; egli aveva due fratelli: Massimiliano (1842-1907) e Ludovico Vittorio (1852-1919). Nacque con il nome di Stefano Francesco, ma è ricordato principalmente con il nome che prese quando fu incoronato: Stefano Luca.

Erede al trono[]

Dopo la nascita del fratello, Ludovico Vittorio, il padre di Stefano, Francesco, iniziò a manifestare sintomi di quella che sembrava una patologia mentale. In un periodo così delicato e con le continue rivendicazioni di nuove autonomie, Ferdinando, che non aveva eredi, riconobbe il nipote Stefano come nuovo erede al trono.

Nel 1858, Stefano fu messo a capo di una spedizione diplomatica alla corte di Gustavo IV di Svezia. Lo scopo della missione era quello di riavvicinare i rapporti tra la Triplice Monarchia e il Regno del Baltico. Qui conobbe la cugina materna, Elisabetta von Wittelsbach-Landshut di cui si innamorò. Appartenente a un ramo cadetto dei Wittelsbach, la famiglia di Elisabetta si era schierata al fianco di Gustavo nella sua rivendicazione sul trono longobardo. Sconfitti, i Landshut furono costretti ad abbandonare la Baviera e a rifugiarsi in Svezia. L'avvicinamento tra Stefano e Elisabetta era ben visto da entrambe le famiglie. Forniva una possibilità ai Landshut di riottenere i loro possedimenti in Baviera e agli Ursin-Rosenberg di affermare i propri diritti sul trono bavarese, in cui, dalla fine della guerra, governava il cugino di Stefano, Carlo Ludovico.

Pertanto il matrimonio dei due (1860) fu accolto calorosamente da mezza Europa.

Il regno[]

Salito al trono nel 1862, a soli 22 anni, prese il nome di Stefano Luca in modo affermare la sua volontà di integrare la riottosa componente ungherese nell'Unione. Proprio per questo, sin da subito dovette mettere impegnarsi con molta energia a promulgare una serie di riforme per stabilizzare la Triplice monarchia che, durante i regni dei suoi predecessori, aveva conosciuto diversi movimenti che andavano a minare l'unità del Regno. I suoi predecessori Carlo I e Leopoldo II erano infatti stati avvelenati, presumibilmente[1], dai movimenti indipendentisti che avevano messo a dura prova anche il regno del nonno, Carlo III che era riuscito a sedare le rivolte interne solo con l'intervento di Napoleone e concessioni ancora più generose verso i Parlamenti.

La pacificazione del confine Rus[]

Nel 1864, Luca Stefano e Alessandro II , re dei Rus, si incontrarono a Varsavia qui i due sovrani stipularono un patto di non aggressione e ridefinirono i confini trai due Stati. Nei progetti dei sovrani questi doveva essere il primo passo per un riavvicinamento tra i due Regni.

La questione ungherese[]

Già dalla scelta di adottare il nome di Luca Stefano come suo titolo regale si può notare da subito l'intenzione del monarca di dedicarsi con maggiore attenzione alla questione ungherese. Dal 1866 Luca Stefano si fece promotore delle istanze ungherese nei vari Parlamento e riuscì a raccogliere il consenso della maggioranza dei parlamentari. Seguì la promulgazione di una serie di riforme che diede maggiore autonomia all'Ungheria ora il Parlamento ungherese aveva il potere di votare la legge di bilancio locale e una maggiore libertà nell'emanare leggi a livello locale. Un punto di particolare importanza fu quello dell'esercito, in seguito alle riforme, l'Ungheria aveva ora il privilegio di poter disporre di un esercito statale autonomo rispetto al resto della triplice monarchia, pur mantenendo l'obbligo di doverlo impiegare in caso di guerra. Il re disponeva tuttavia ancora del potere di Veto sulle decisioni militari e rimaneva, in tempo di guerra, a capo dell'esercito.

La riforma venne accolta molto calorosamente dagli Ungheresi e Luca Stefano consacrò le sue riforme presenziando in prima persona alla riapertura del Parlamento Ungherese nel 1867, quando i parlamentari ungheresi gli tributarono diversi onori e rinnovarono la propria fedeltà nei confronti del Sovrano.

L'Affaire Napoleone e la questione bulgara[]

Nel 1869 i Bulgari greci protestarono contro la deriva nazionalistica del Regno Greco causata dalla presa di potere dei Giovani Greci. Per quanto le rivolte all'interno della Triplice monarchia le proteste furono limitate a poche città la questione cambiò registro dopo la dura repressione con cui le autorità greche sedarono la rivolta.

L'intervento dell'esercito greco represse la ribellione nel sangue e non esitò ad aprire il fuoco contro i rivoltosi. La brutalità con cui venne sedata la rivolta portò i bulgari presenti all'interno della Triplice Monarchia a sottoscrivere una petizione a Luca Stefano richiedendo di intervenire. I tentativi di Luca Stefano di cercare un dialogo con la sua controparte greca non portarono a molto se non a inasprire i rapporti tra i due paesi.

Se i rapporti con il Regno di Grecia erano più freddi, nel 1874 sembrava che l'affaire Napoleon avrebbe potuto costare alla Triplice monarchia la sua alleanza con la Repubblica. I romani intercettarono infatti un dispaccio, il dispaccio di Praga, dove c'erano tracce di un piano architettato da Napoleone Eugenio, che stava preparando un golpe per detronizzare Napoleone II e imprigionare la futura princeps Alessia. Nonostante la veridicità del documento sia stata messa in dubbio, a nulla valsero gli appelli di Napoleone Eugenio di perorare la sua innocenza verso Napoleone II che lo disconobbe pubblicamente. Persa ogni possibilità di rivendicare il titolo di princeps, Eugenio cercò l'appoggio di Luca Stefano, ma senza successo, il monarca gli concesse un titolo, duca di Reichstadt[2], ma evitò ulteriori contatti con Napoleone per evitare di offendere ulteriormente la Repubblica.

La situazione migliorò nel 1885 quando Alessia, dopo quasi un decennio di rapporti freddi e distanti, rinnovò la sua intenzione di mantenere salda l'alleanza tra la Repubblica e la Triplice monarchia.

La questione Longobarda[]

Nel 1880 iniziavano a sollevarsi i Longobardi che chiedevano una qualche forma di unione. La questione fu guardata con molto sospetto da Stefano Luca che temeva che una Longobardia nuovamente unita potesse danneggiare l'integrità dell'Unione. Dopo un primo fallimentare tentativo di convogliare questi moti verso il cugino, il re di Baviera, Carlo Ludovico, nella speranza di unificare la Longobardia sotto l'egida dell'Unione; Stefano disincantato chiarì all'illustre parente che l'Unione non avrebbe mai permesso l'unificazione dei popoli longobardi. Nonostante ciò ci fu un primo avvicinamento tra Longobardia e Baviera dovuto a leggi più permissive sullo scambio nella regione Longobarda (1886). Nel 1898 Alessia promosse un incontro tra Stefano e il re di Grecia Alessio V a Budapest per definire il confine ungherese tra i due stati, idea della princeps per far rimanere stabile l'area e i suoi alleati.

Ultimi anni[]

Nel XX secolo Stefano Luca, a causa della sua età avanzata, cominciò ad allontanarsi dalla vita pubblica, facendosi molte volte sostituire dal figlio Rodolfo, il quale su ordine del padre, introdusse grandi novità all'interno del regno, come nel 1907 il suffragio universale maschile e nel 1910 l'introduzione di una riforma dell'esercito, che consisteva nella creazione di un unico grande esercito nazionale piuttosto che tre eserciti divisi etnicamente. Gli scandali che suscitò la condotta del figlio causarono un peggioramento nella salute di Stefano Luca.

Furono anni di tragedie, nel 1908 la moglie, Elisabetta moriva improvvisamente, uccisa da un anarchico. L'anno successivo anche il fratello Massimiliano si spegneva lasciando Stefano Luca da solo. Il mondo che il "Pacifico" aveva creato stava lentamente morendo, con i venti di una possibile guerra che lambivano l'Europa e il mondo intero. Il tentativo di porre fine alla crisi serba (1905) non aveva fatto altro che rallentare lo scoppio di un conflitto, ma non l'aveva impedito. La sempre aperta questione dei Longobardi, che ora avevano trovato un campione della loro causa nelle Province Unite, non prometteva niente di nuovo sul fronte della politica estera. In quella interna invece, la salute di Stefano Luca che cominciava a peggiorare aprì il quadro della successione, con parte del governo che si diceva contrario a riconoscere Rodolfo come nuovo re dell'Unione.

Ci furono diversi attentati su Rodolfo, che vennero tutti intercettati dai servizi segreti di Stefano. Il peggiorare della salute mentale del figlio fu un preteso per Stefano per rinchiuderlo nella tenuta di Reichstad. Il sovrano non esitò nemmeno a invitare l'amante del figlio, Alessandrina Vetsera, a fare compagnia al figlio in modo da impedire un eventuale fuga di Rodolfo. La polizia e i servizi segreti concentrarono le loro attività nell'impedire qualsiasi attentato su Rodolfo.

Stefano accarezzò anche la possibilità di nominare un successore diverso dal suo primogenito, ma accantonò presto l'idea per paura che ciò avrebbe potuto portare l'Unione sull'orlo di una guerra civile.

Morte[]

Rodolfo fece ritorno nella capitale solo nel 1914, trovando Stefano ormai molto malato. I due sembrarono riappacificarsi, Rodolfo subentrò nel governo assieme al padre. Ormai costretto a letto, Stefano morì il 21 novembre 1916 nel palazzo reale di Praga. La causa del decesso fu una brutta polmonite che il monarca aveva contratto alcune settimane prima.

Fu sepolto a Cracovia, nella Cripta reale che aveva accolto tutti i vari sovrani dell'Unione. Il suo maestoso funerale, organizzato dal figlio, il futuro Rodolfo III, fu seguito in tutta la nazione grazie alla radio e alla riprese cinematografiche. Sovrano illuminato e amante della pace, con la morte del Pacifico, sul mondo intero iniziarono a soffiare i venti di un imminente guerra.

  1. Non è stato detto da Gioele, ma ci sembrava calzasse con la situazione descritta da lui.
  2. E' un riferimento a Napoleone II nella nostra timeline.
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