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La battaglia di Isfahan fu lo scontro decisivo della guerra russo-persiana e vide una grande forza di cosacchi tentare di farsi strada verso Isfahan, a pochi chilometri dal campo di battaglia.

Antefatto[]

Le forze cosacche, rinforzate da alcune fanterie, alcuni volontari provenienti da alcune tribù afghane di confine e popolani reclutati sul posto, spesso costretti più per creare un esercito rivoltoso di facciata, erano rispettivamente organizzate in tre gruppi, tutti sotto il comando di Ivan Paskevič e, dal loro campo, potevano vedere la capitale persiana, anzi, erano quasi alle porte di essa.

Ma tra loro e la città del trono del pavone, c'era l'esercito greco-persiano, entrambe le forze poste a difesa erano notevolmente ridotte; quella greca in particolare perché la maggior parte delle forze, affidate a Georgios Karaiskakis, si trovavano ancora ad alcuni giorni di marcia e Theodoros Kolokotronis aveva a disposizione solo poche truppe da lui scelte, decisione che era stata obbligatoria per arrivare in tempo alla città, affidando alle truppe rimaste indietro, ufficialmente di prepararsi a contenere i cosacchi nel caso la battaglia si fosse risolta a loro favore, ma di fatto con il compito anche di assicurarsi i territori occidentali dell'impero nel caso fosse collassato; le truppe persiane invece erano ridotte ai fedelissimi del sovrano, Muhammad Shah, e comprendeva troppi pochi uomini anche solo per tentare qualsiasi azione se non quella di una difesa disperata della città, infatti il resto dell'esercito aveva deciso di rimanere ad osservare come sarebbe finita la battaglia, i pochi comandanti rimasti fedeli si trovavano in zone troppo lontane e isolate.

La battaglia[]

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Il giorno prima della battaglia i due eserciti si scrutarono a lungo, Paskevič aveva il vantaggio numerico e anche quello geografico, in quanto si combatteva in un territorio pianeggiante, ma i greco-persiani erano riusciti a portarsi dietro delle artiglierie ed avevano il vantaggio della ben addestrata fanteria e cavalleria greca e la fedeltà delle truppe del sultano.

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Forze greche accampate

Quella notte viene raccontato che i due eserciti erano così vicini che i soldati dell'uno e dell'altro schieramento si potevano sentire quando urlarono e ne approfittarono per insultarsi a vicenda, in particolare tra greci e cosacchi, mentre altri si erano già incontrati casualmente i giorni precedenti in piccoli paesi, più simili ad avamposti che altro, dando vita a piccole schermaglie che solitamente vedevano una sorta di pareggio.

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Paskevič approfittò del vantaggio tattico ed attaccò con l'ala sinistra, dove erano state concentrate le cavallerie cosacche, le quali avevano il compito di occupare l'ala destra nemica per poi puntare al centro, dove facevano perno le forze persiane, puntare al villaggio di Qahjavarestan, letteralmente di fronte alla capitale e dove era stato posto il centro di comando dei difensori e così far crollare l'intero fronte nemico mentre la fanteria russa e afghana poteggevano il fianco destro, le truppe persiane sarebbero invece rimaste dietro, il loro compito non era mai stato seriamente quello di combattere e sarebbero stati utilizzare per dare tempo ai rus nel caso i greci avessero tentato un attacco molto arretrato.

Kolokotronis e Muhammad Shah puntavano a far attaccare i cosacchi, resistere il più possibile e attaccare con la cavalleria concentrarla sull'ala sinistra per mettere in crisi il fronte nemico.

Le testimonianze da parte dell'ala destra greca raccontarono di scene terrificanti, una marea di cavalieri galoppare verso di loro con terribili urli di battaglia, in poco tempo la parte più interna si vide sbalzare indietro dai cosacchi e lo schieramento greco si incrinò, allungò ed assottigliò.

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Per risolvere la situazione anche il resto dello schieramento arretrò, ma al secondo impatto fu il centro a cedere, le stesse forze persiane, che si erano avvicinate per dare supporto, vennero investite, in molti si diedero alla fuga, ma i soldati dello scià che rimasero iniziarono a combattere da leoni per difendere la propria capitale, tanto che i media li definirono "gli ultimi persiani".

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L'assalto delle cavallerie greche, minori di numero rispetto ai cosacchi ma conto un avversario molto più debole, i poco equipaggiati e poco convinti volontari afghani

A quel punto Kolokotronis lanciò la cavalleria, la situazione era peggiore di quanto avesse immaginato, ma gli afghani furono sopraffatti e l'esercito di liberazione arruolato dai rus, vedendo ciò che stava succedendo, si ribellò contro coloro che veramente si erano voluti ribellare e contro i rus che li comandavano, disgregandosi. Intanto, grazie all'artiglieria, i cosacchi stavano facendo fatica a rompere definitivamente lo schieramento dell'ala destra greca, ma questa situazione non sarebbe durata a lungo, era una corsa contro il tempo ed al contempo una scommessa su quale schieramento sarebbe caduto per primo facendosi accerchiare dell'avversario.

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L'ala sinistra greca infine crollò, ma ormai era troppo tardi per i cosacchi, la loro fanteria e quella afghana, parzialmente accerchiate dalla cavalleria greca, si erano sfaldate con notevoli quantitativi di prigionieri. Paskevič poteva vedere Qahjavarestan, era protetta solo dalle stremate forze persiane che erano arretrate perché inabili di combattere ancora dopo aver resistito all'assalto della cavalleria cosacca, il suo piano aveva pressoché funzionato, ma a causa del rischio di essere accerchiato fu costretto a ritirarsi.

Conseguenze[]

I cosacchi furono costretti a ritirarsi nuovamente nei loro territori, mentre Kolokotronis e Muhammad Shah ricevettero, almeno inizialmente, tutti gli onori, anche se quest'ultimo non per molto per non averne approfittato per riassoggettare i Khanati dell'Asia centrale.

I prigionieri afghani furono costretti a marce forzate verso o le loro terre natie per essere scambiati, o alcuni, secondo fonti rus, verso i territori ottomani, attraversano quindi fiumi e deserti, per immetterli nel commercio di schiavi; i prigionieri cosacchi dovettero anch'essi muoversi a marce forzate, ma verso Costantinopoli, da dove poi saranno rispediti a Nuova Alessandria a seguito di un pagamento.

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