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"O io sarò un imperatore da strapazzo, o lui sarà un misero Cesare"

Manuele IV (Costantinopoli, 1514 - Triadiza, 1564) fu un re di Grecia dal 1546 al 1564.

E' ricordato per la sua ambiziosa campagna verso l'Impero romano che gli avrebbe permesso di riunire l'Impero romano d'Oriente e d'Occidente.

Biografia[]

Figlio di Andronico V, il legislatore, dal padre ricevette i migliori istruttori che il regno di Grecia potesse offrire.

Nonostante fu istruito nella filosofia e nella teologia, Manuele si dimostrò ben presto insofferente verso queste materie, essendo molto più interessato ai precettori che avevano caratterizzato la corte del nonno, Costantino III. Da questi apprese molte nozioni riguardanti la logistica e come guidare gli uomini in battaglia.

L'unica materia in cui il giovane principe eccelleva era la storia, avidamente leggeva tutto ciò che riportava le vecchie campagna militari degli imperatori bizantino e dei suoi antenati.

Ereditò il trono di Grecia dopo la morte del padre, nel 1546.

L'ambizione romana[]

Da tempo tra gli ottomani e i greci vi erano dei buoni rapporti, soprattutto da un punto di vista commerciale. Per questo, nel 1556, Solimano il Magnifico inviò a un suo messo a Costantinopoli. Dopo essere stato sconfitto dagli uomini di Cesare, il sultano aveva capito che gli occorreva un alleato che potesse tenere i romani occupati in Europa. Il trattato era semplice, con i romani occupati in Africa, l'Italia era una preda facile per Manuele. I re di Grecia non si vantavano anche del titolo di "Imperatori romani d'Oriente" ? Ora Solimano offriva a Manuele la possibilità di diventare l'unico imperatore romano, restaurando quella divisione che da secoli separava l'Impero.

Manuele era un uomo molto ambizioso e colse l'occasione per stringere una formale alleanza con il Sultano. Nel 1557, proclamatosi nuovo e unico Imperatore, inviò a Roma una missiva nel quale denunciava Cesare, sostenendo che si trattasse di un barbaro, discendente dai visigoti, e che per questo non potesse ricoprire la carica imperiale. Se Cesare poteva vantare un legame con la famiglia imperiale degli Antonini, i Paleologi potevano fare altrettanto. Inoltre Manuele sosteneva che, formalmente, nessuno degli imperatori Antonini, dai tempi di Federico, era stato eletto e pertanto erano da reputarsi illegittimi.

Radunato un grande esercito marciò verso la Dalmazia romana mettendo velocemente sotto assedio Spalato.

L'avanzata di Manuele fu implacabile, una dopo l'altra conquistò le fortezze romane, arrivando ad Aquileia nel 1558. Con la presa della città, Manuele si aspettava che l'interno Nord Italia, in continua rivolta con Cesare, si sarebbe sollevato riconoscendolo come nuovo imperatore, ma così non fu. Il riavvicinamento tra Cesare e sua moglie, Caterina Sforza, la fuga di Savonarola e l'appello di Agostino Barbarigo, una delle personalità più influenti dell'Impero, aveva calmato i rivoltosi.

Lo scontro nei Balcani[]

Successivamente i boemi sfruttarono il fatto che Manuele fosse occupato in Italia, per invadere la Transilvania. Questa mosse costrinse il re a fare ritorno nei Balcani, dove cercò di fermare l'invasione boema.

Cesare ebbe così modo di rioccupare Aquilea e, successivamente, di muoversi verso la Dalmazia. Nel 1560 la regione tornava nuovamente in mano ai romani e Cesare puntava a invadere i Balcani, alla ricerca di uno scontro decisivo contro i greci.

Lo scontro si ebbe nel 1561 presso Sebrenica dove le forze di Cesare riuscirono a mettere in fuga i greci che dovettero ripiegare in Serbia. Anche i romani però avevano subito pesanti perdite e non erano in grado di continuare a combattere. A peggiorare la situazione per Cesare c'era ciò che stava accadendo nel Mediterraneo con le navi ottomane e greche che minavano seriamente le vie di comunicazione dell'Impero.

La svolta del 1562[]

La battaglia decisiva fu combattuta sul mare, Marcantonio Colonna, a comando della flotta imperiale. Questi sorprese il grosso delle navi ottomane mentre stavano cercando di rinforzare le navi greche. La vittoria del Colonna sancì la fine delle scorrerie di pirati nel Mediterraneo occidentale e il ritorno della normalità nella logistica imperiale. Venuti a sapere della sconfitta degli ottomani, i greci spostarono le loro navi da Creta alla volta del Pireo, ma qui furono distrutte da Piero Giustiniani che si era infiltrato nel porto e, con l'ausilio di navi incendiare, aveva danneggiato la flotta greca.

Nel giro di pochi mesi, Manuele aveva perso il suo vantaggio ed era costretto a combattere sulla difensiva. Inoltre gli ottomani si trovavano nuovamente a dover sedare le rivolte dei berberi che, nel Magreb, si erano sollevati alla notizia della sconfitta della flotta turca.

Gli ultimi anni[]

Nel 1563 Cesare morì nei pressi di Spalato. Manuele cercò di radunare nuove truppe per continuare la sua avanzata, ma morì poco dopo, nel 1564, lasciando il trono al figlio Tommaso.

La causa della morte non fu mai chiarita del tutto, all'epoca si parlò di un possibile avvelenamento ad opera dei romani, ma a oggi, sul corpo del re, non sono state rinvenute tracce che sostengano questa ipotesi.

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