Regno di Normandia Reyaume de Normaundie | ||||||
Regno | ||||||
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Motto Dieu sauve de roi "Dio salvi il Re" | ||||||
Inno La Parisienne | ||||||
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Capitale | Lutezia | |||||
Lingua | Normanno | |||||
Religione | Calvinista | |||||
Governo | Monarchia costituzionale | |||||
Legislatura | Parlamento normanno | |||||
Storia | ||||||
- | Battaglia di Varan | 927 | ||||
- | Magna Carta | 1265 | ||||
- | Filippo II ottiene il titolo di Augusto | 1316 | ||||
- | Guerra Civile Normanna | 1937 | ||||
Popolazione | ||||||
- | 503.940 km2 est. | 30,000,000 ab. |
La Normandia, ufficialmente Regno di Normandia (in normanno: Reyaume de Normaundie), era un Paese dell'Europa occidentale. La sua capitale era Lutezia; il suo inno era La Parisienne.
Storia[]
L'invasione di Rollone []
Il regno di Normandia ha origine con le invasioni vichinghe nella Longobardia occidentale. Queste campagne militari riuscirono nell'affermazione di una circoscrizione autonoma nei territori della regione della Normandia. Molti vichinghi preferirono trasferirsi in quel territorio rispetto all'Inghilterra. Oddone II, re dei Longobardi Occidentali, sconfitto su ogni fronte da parte dei vichinghi si vide costretto a cedere il ducato di Normandia a Rollone, a capo dei Normanni.
Il Ducato di Normandia[]
Rollone si convertì molto rapidamente al cristianesimo, ma non poté fermare tutti i suoi uomini dalle razzie della Longobardia occidentale, questo portò a Rollone e al suo nuovo ducato influenza nella regione e altre terre di duchi vicini. La cosa nel 922 fece scontentare i duchi della Longobardia occidentale e quindi alcuni di essi si sollevarono contro il re, eppure vennero infine sconfitti poiché Rollone supportò Oddone nella guerra. Nel 924 morì Rollone, ancora oggi ricordato come padre fondatore del ducato e a succedergli fu il figlio Guglielmo, detto Lungaspada.
Lo scontro tra Roberto e Guglielmo[]
Nel 925 con la morte di Oddone II il concilio dei nobili nominò re Roberto, già duca di Aquitania, ma Guglielmo non volle riconoscerlo. Nel 927 Guglielmo ebbe la meglio sugli uomini di Roberto nella battaglia di Varan, dove i longobardi vennero distrutti e Guglielmo si proclamò re di Normandia
La proclamazione del Regno[]
Nel 930 i duchi della Bretagna e delle Fiandre gli giurano fedeltà e nel 935 viene consolidato il Regno di Normandia, solo un regno sopravvisse e quel regno era il Ducato di Aquitania guidato dal figlio di Roberto. Nel 946 i Normanni forti delle vittorie passate decisero di attaccare la Longobardia orientale oltrepassando i confini e nella battaglia di Strasburgo i due eserciti subirono pesanti perdite e questo fece capire a Oddone della Longobardia Orientale, ormai unica Longobardia, stipulò una pace bianca con il re di Normandia Guglielmo II riuscì a far riconoscere il Regno di Normandia come nuova entità nell'accordo di Strasburgo da re dei Longobardi Orientale
La campagna d'Aquitania[]
Nel 960 il figlio di Guglielmo II, Riccardo I, detto Riccardo senza paura, attaccò l'ultima resistenza longobarda in Aquitania sconfiggendola e occupandola. Non riuscì però a stipulare un pace perché Ottone I re dei Longobardi orientali oltrepassò il confine e razziò le città normanne. Riccardo tornato a nord attaccò l'esercito di Ottone e la battaglia si concluse senza un vincitore netto. I due re stipularono una pace dove Riccardo si impegnava a pagare dei pesanti tributi a Ottone, dovendo pertanto rinunciare momentaneamente all'Aquitania. Nel 970 Il re di Normandia riuscì a risollevarsi da questa sconfitta grazie all'arrivo di nuovi coloni e soldati da quei vichinghi che erano stati cacciati dall'Inghilterra. Nel 980 con l'indebolimento della Longobardia, Riccardo attaccò e conquistò l'Aquitania riunendo la regione francese sotto il regno di Normandia.
Il conflitto con l'Inghilterra[]
Nel 1002 il re d'Inghilterra decise di invadere la Normandia, sbarcando le sue truppe nella penisola di Cotentin, si vociferò all'epoca che la campagna avesse il patrocinio del re di Longobardia o persino dell'Imperatore romano. Riccardo II, detto il Pio, nuovo re di Normandia gli piombò addosso e lo sconfisse ricacciandolo in mare.. Nel 1006 le truppe della Normandia guidate da Riccardo II sfruttano la debolezza dell'impero per attaccare e impossessarsi della Provenza, negli anni successivi dopo la sconfitta di Arles le truppe normanne dilagarono sottomettendo quasi tutta la Provenza. La Normandia di Riccardo II avrebbe preso la Provenza se non fosse stato per l'intervento di Corrado il salico re di Longobardia che in segreto strinsero un'accordo per l'attacco congiunto alla Normandia. Riccardo II venne sconfitto nella battaglia Kolmar e la Normandia dovette fare pace con l'impero e con la Longobardia. Dopo la guerra Riccardo II decise di attuare un cristianizzazione totale dei vichingo normanni che arrivavano da Danimarca e Norvegia grazie a questa decisione Riccardo II venne nominato Riccardo il buono. Nel 1042 con la morte del re di Inghilterra Kanuto II il nuovo Re acclamato dai nobili fu un certo Edoardo che divenne sovrano inglese e che appena salito al potere decise di stringere accordi con i vicini soprattutto con la Normandia. Infatti se Edoardo che divenne Edoardo il confessore fosse morto il suo regno sarebbe dovuto passare in mano a quello normanno anche se avesse avuto figli maschi. Alla morte di Edoardo nel 1065 i nobili decisero di sciogliere questo accordo con la Normandia ed elessero come nuovo sovrano Harold II; quest'evento sconvolse il re di Normandia Guglielmo il Bastardo, il quale cercava un pretesto per metter mano al trono e alle ricchezze inglesi. Alla fine Guglielmo, stanco di aspettare, radunò il suo esercito e sbarcò in Inghilterra, dove affrontò e sconfisse quello di Harold, il quale cadde durante lo scontro, lasciando il trono inglese proprio a Guglielmo, il quale si era anche accordato con il re di Norvegia per lasciargli una parte del territorio, il Ducato di York, il quale sarebbe diventato un possedimento personale del monarca norvegese ma allo stesso tempo vassallo del sovrano inglese.
Crisi dinastica[]
Nel 1087 morì Guglielmo il Conquistatore, che lasciò il trono al figlio Guglielmo IV che governò per una decina di anni, quando nel 1103 gli successe a sua volta il figlio Enrico I. Quest'ultimo iniziò una serie di campagne militari contro le tribù gallesi ma intesse anche delle fitte relazioni con il re longobardo Enrico V, il quale ricevette in sposa Matilde, l'unica figlia del monarca inglese; nel 1123 però, mentre stava organizzando un attacco al Regno di Danimarca, morì lasciando il trono al duca Lotario II e perciò Matilde, rimasta vedova, ritornò dal padre, il quale preoccupato per la successione, nel 1125 fece sottoscrivere un trattato, dove nel quale sancì che alla sua a morte gli sarebbe succeduta la figlia. Ben presto tutti i nobili inglesi e normanni fecero a gara per la sua mano, ma ad ottenerla fu invece Roberto II, duca d'Aquitania, che però era mal visto dai nobili del regno, i quali perciò, alla morte di Enrico nel 1128, elessero come nuovo sovrano il conte Stefano di Blois; Matilde però ovviamente non ci sta e nel 1133, alla guida delle truppe del marito, invade i territori normanni ma con molta fatica, visto che tre anni più tardi l'esercito dell'avversario, supportato da un piccolo contingente norvegese, attraversa la Manica e sbaraglia le truppe di Matilde. Con il passare del tempo però la maggior parte dei nobili inglesi e normanni comincia ad abbandonare la causa di Stefano, il quale nel 1137 è costretto a rientrare in Inghilterra a causa di alcune scorribande degli scozzesi che saccheggiano i territori controllati dal re di Norvegia, che indispettito dall'inettitudine dell'alleato, decide di ritirarsi; questo permette a Matilde nel 1141 di sbarcare in Inghilterra e sconfiggere Stefano, il quale viene catturato ed imprigionato, per poi essere incoronata regina. Putroppo però nel 1147 un'insurrezione dei nobili inglesi costringe Matilde alla fuga in Normandia, dove ad attenderla c'è il figlio Enrico, e Stefano viene nuovamente incoronato sovrano; questa volta però è Enrico a muoversi per primo e le sue armate, alle quali si uniscono quelle del re di Longobardia Corrado III, il quale ha stretto un'alleanza proprio con Enrico, marciano verso nord e conquistano Parigi; a questo punto, nel 1149, Stefano decide di stipulare una pace, con la quale gli è permesso continuare a regnare ma alla sua morte a succedergli non sarà il figlio ma bensì Enrico, mentre a Corrado venne assegnata la Borgogna.
Regno sotto Enrico II[]
Nel 1154 muore Stefano ed a succedergli come prestabilito è Enrico II, il quale riunisce sotto di se le tre corone di Normandia, Inghilterra ed Aquitania; come prima cosa Enrico prosegue le campagne militari in Galles e in Irlanda contro le tribù gaeliche, ma questa sua lontanza provoca nel 1172 una ribellione in Normandia che però viene sedata rapidamente ma è costretto ad abbandonare la sua campagna. Poco dopo però Enrico cominciò a teorizzare l'idea di voler creare una chiesa anglo-normanna per distaccarsi da quella cattolica ufficiale ma quest'idea fu molto avversata dai vescovi, i quali nel 1175 convinsero il Papa a costringere Enrico a retrocedere sulla questione. Nel 1178 Enrico, sconfitto su tutti i campi, decise di riscattarsi invadedendo il Ducato di York, che inglobò senza problemi e poi decise di istituire un codice di leggi scritte che mettesse fine agli anni di instabilità ma un anno dopo si spense, lasciando il trono al figlio Riccardo detto "Cuor di Leone".
Guerra Civile[]
Nel 1199 Riccardo, appena tornato da una crociata, muore lasciando il trono nelle mani del fratello Giovanni, il cui trono viene però contestato dal terzo fratello, Goffredo, il quale a differenza dei due è cresciuto a Tolosa, alla corte del nonno; nel 1204 Goffredo dichiara deceduto il fratello e si impadronisce di tutta la Normandia e sconfiggendo le truppe di Giovanni, il quale viene perfino catturato e successivamente liberato. Una volta ritornato in Inghilterra però Giovanni non si arrende e Goffredo, per farla finita, decide di costruire un'immensa flotta ma quest'ultima, nel 1209, venne in gran parte distrutta ad opera di una piccola flottiglia inglese comandata da un certo Guglielmo il Maresciallo; questo colpo di mano convinse i due a stipulare una tregua decennale che sostanzialmente scinderà in due il regno. Nel 1224 torna alle armi Luigi, figlio di Goffredo, che costruisce una seconda flotta e stavolta riesce a sbarcare il proprio esercito sul suolo inglese e a nominarsi nuovo re d'Inghilterra ma nel 1228 subì una pesante sconfitta a Lincon e per questo fu costretto a reimbarcarsi; pochi mesi più tardi a Lambet si sigla la pace, che prevede la scissione tra il Regno di Normandia, guidato da Luigi e i suoi discendenti, e il Regno d'Inghilterra guidato dal cugino Enrico III e dai suoi successori.
Luigi I e la Magna Carta[]
Tornato in patria, Luigi si vide un regno molto instabile a causa del fatto che i nobili, delusi dello'operato del sovrano e che avevano speso ingentemente per finanziare il suo esercito, gli si rivoltarono contro e nel 1264 sconfissero l'esercito del monarca e l'anno successivo Luigi fu costretto a firmare un editto, ricordato come la Magna Carta, con il quale concedeva larghe autonomie ai nobili e istituiva proprio un consiglio di aristocratici che avrebbero dovuto vigilare sull'operato del sovrano. Nel 1271 Luigi morì lasciando il trono al figlio Filippo, che ben presto si dimostro essere un semplice burattino nelle mani dei nobili; nonostante ciò però Filippo seppe dimostrare il suo valora di stratega, stringendo un'alleanza con il peggior nemico dell'Inghilterra, cioè la Scozia.
L'Impero di Filippo[]
Dopo alcuni anni però Filippo morì. A succedergli fu Filippo II che annullò l'alleanza con la Scozia e strinse una relazione d'amicizia proprio con il cugino inglese; una volta sistemata la questione anglosassone, Filippo si concentrerà sul continente, dove nel 1296 si aprì una disputa per il trono longobardo tra Alberto d'Asburgo, figlio del precedente sovrano, ed Adolfo di Nassau, quest'ultimo eletto dalla dieta reale. Filippo si schierò subito con Adolfo, mandando il proprio esercito in Baviera e annientando quello di Alberto che fuggì in Polonia; dopo questa straordinaria vittoria le due nazioni firmeranno un'alleanza che passerà alla storia come l'Alleanza di Ferro. Nel 1307 Filippo cominciò a raffredare i rapporti con l'Impero, a causa della politica aggressiva contro il Papa che era amico proprio del sovrano, e nel 1316 approfittò del caos che stava dilagando per le provincie imperiali per invadere la Provenza e calare nella Pianura Padana mentre più a est i longobardi occupavano il Norico. L'anno successivo in Etruria le forze coalizzate vennero però sconfitte e costrette a ritirarsi a Milano ma con la morte di Federico nel 1218 e il collasso dell'esercito, i normanni raggiunsero Roma e qui Filippo venne incoronato dal Papa nuvo imperatore; a questo punto l'Impero si spacca in tre parti:
- Il Regno d'Hispania, guidato dalla famiglia Altavilla e con capitale Olisipo nonchè vassallo dei normanni;
- L'Impero Normanno, guidato da Filippo II e con capitale Avignone
- L'Impero d'Africa, guidato da Alessandro e con capitale Cartagine
Ma questa pace però non stette bene a Filippo, il quale desideroso di conquistare anche l'Africa, nel 1322 organizzò una spedizione che sbarcò in Sicilia e nelle isole che vide per sette anni scontrarsi i due eserciti finchè nel 1326 la flotta romana distrusse quella normanna a Taranto, ribaltando il fronte e scacciando i normanni dal Mediterraneo. Un ulteriore colpo viene dato dalla notizia della morte di Filippo II, a cui succedette il figlio Filippo III, il quale comprese che una guerra così lunga non avrebbe giovato alle sue casse e perciò decise di tagliare i fondi all'esercito; nel 1331 morì anche Filippo III e gli succedette il fratello Luigi II che a sua volta morì di li a poco lasciando il trono imperiale vacante. Ben presto si fecero avanti due pretendenti: uno era Ruggero d'Altavilla, principe d'Hispania e nipote di Filippo II, e l'altro era Filippo di Valois, cugino dei due fratelli.
Guerra dei Tre Imperatori[]
Alla fine ha vincere fu Filippo, che salì al trono come Filippo IV, ma questa nomina non venne riconosciuta da Agostino, figlio dell'imperatore africano Alessandro, il quale nel 1360 sbarcò alla testa del suo esercito in Apulia e che al largo di Taranto riuscì a distruggere la flotta normanna giunta sul posto; un anno dopo Agostino occupò tutto il sud Italia e cominciò a marciare verso Roma da dove il Papa, impaurito per l'arrivo dei romani, fuggì verso Avignone. Nel 1362 Filippo riuscì a mettere in piedi un esercito e lo mandò verso la penisola, dove nel mentre Agostino aveva liberato Roma e lì si era insediato, ma quando seppe dell'arrivo delle truppe normanne, gli marciò incontrò ma a Pescara venne duramente battuto e costretto a ritirarsi verso Napoli. Ma ben presto l'esercito normanno mise sotto assedio la città e distrusse anche la flotta avversaria, costringendo Agostino a ritornare in Sicilia e a stipulare una sorta di tregua; purtroppo nel 1366 Filippo morì, lasciando il trono al figlio Giovanni, il quale però venne subito giudicato inadatto a governare e perciò lasciando il potere nelle mani dei nobili. Nel 1371 Raimondo d'Altavilla, re di Hispania, decise di ribellarsi al controllo normanno, razziando le città al di là dei Pirenei ma venendo ricacciato indietro proprio dai normanni, con i quali strinse nel 1375 una fragile tregua; questa tregua venne rinnovata cinque anni dopo da Ermanno d'Altavilla, nuovo sovrano d'Hispania, e da Carlo, nuovo imperatore normanno, i quali non avevano nessuna intenzione di continuare a logorare le proprie casse e perchè entrambi i regni furono colpiti da una serie di rivolte che a fatica vennero sedate. Nel 1385 Carlo si vide costretto ad accettare che la Dalmazia passasse nelle mani degli ungheresi e nel 1387 scese a Roma per far celebrare il primo giubileo della città ma non riuscì a vederlo perchè nel 1396 si spense lasciando il trono a Carlo II, il quale anchesso inadatto al governo a causa di alcuni problemi mentali. Nel 1407 morì Ermanno d'Altavilla e a succedergli fu Ruggero IV, il quale prese di nuovo le armi e invase i territori normanni, occupando l'Aquitania e l'anno successivo venne intercettato vicino a Poitiers dall'armata nemica, la quale però venne completamente annientatan e lo stesso Carlo II fu fatto prigioniero. Nel 1410 Carlo, una volta liberato, firmò il Trattato di Bordeaux, con il quale dette in sposa l'unica figlia al figlio di Ruggero, cioè Guglielmo, in modo che alla sua morte a divenire imperatore fosse proprio Guglielmo mentre il figlio di Carlo scappò in Longobardia; la cosa si complicò però prima nel 1422, quando Guglielmo d'Altavilla morì accidentalmente e poi due anni dopo, quando sia Carlo che Ruggero perirono di vecchiaia. Con la morte di tutti e tre i protagonisti, a ereditare le tre corone fu il fanciullo Ermanno II, figlio di Guglielmo, il quale però venne contestato da Carlo III, figlio di Carlo II che era fuggito in Longobardia.
Dalla Longobardia tornò nel nord del suo paese con l'esercito fornitogli dai nobili normanni e della Baviera, dato che sua madre faceva parte della casa reale di Baviera, entrò così a Parigi dove venne accolto da una folle festante.
Carlo si diresse verso a sud pronto a riprendersi la sua corona, ma l'esercito degli Altavilla guidato da Ugo di Valencia respingerà le forze normanne e le costringerà a rimanere nella parte più settentrionale del paese, lasciando Parigi in mani nemiche. Nel periodo successivo però una gigantesca rivolta popolare scoppiò a Parigi che costringerà Ugo a lasciare la città, Carlo poté così rientrare nella vecchia capitale Normanna dove si fece incoronare.
La guerra era oramai in una situazione di stallo, Ugo non aveva le forze per riprendere l'Avanzata e Carlo aveva bisogna di tempo per potersi riorganizzare, per questo venne firmata una tregua di 7 anni che invece durerò molto di più.
La guerra riprese nel 1440 quando Ugo marciò su Parigi costringendo alla fuga Carlo, ma ancora una volta la popolazione parigina si ribellò guidata da un certo Étienne Marcel, la rivolta accompagnò le truppe di Carlo nella presa della città e Ugo venne sconfitto nuovamente, successivamente a questa rivolta tutti i ducati normanni sotto il controllo degli Altavilla si ribellò proclamando come proprio sovrano Carlo. Per la sua impresa Étienne Marcel venne messo a capo dell'esercito normanno, anche se solo formalmente, egli guidò le truppe di vittoria in vittoria per tutto il territorio normanno e nel 1443 affrontò gli iberici nella battaglia di Caesarodunum dove li sconfisse e la strada verso l'aquitania era aperta per l'esercito Normanno.
Ormai però entrambi gli schieramenti erano stremati, è vero Carlo aveva ottenuto moltissime vittorie fino a quel momento ma l'Aquitania era molto più fedele agli Altavilla e non avrebbe ottenuto forse tutto quel supporto che aveva prima dalla popolazione, inoltre l'esercito Normanno non aveva conosciuto riposo mentre quello Iberico aveva appena ricevuto dei rifornimenti, entrambi gli schieramenti però erano senza denaro, la situazione era alla pari.
Intanto Ugo di Valencia, l'esponente principale del "partito" che voleva continuare la guerra con i Normanni era stato richiamato ad Olisipo da Ermanno, che intanto era diventato maggiorenne e lo fece decapitare per le sue numerose sconfitte.
Dal lato normanno invece il principale propugnatore della morte era Étienne Marcel, che però era stato trovato misteriosamente morto nel 1445.
Nel 1448 quindi venne firmata la pace di Marsiglia tra le due fazioni la quale prevedeva che il regno di Normandia sarebbe tornata un entità autonoma scollegata dall'Impero governata da Carlo e avrebbe riottenuto tutti i territori che aveva prima della Guerra dell'alleanza di ferro tranne per il Sud dell'Aquitania che sarebbe rimasto ad Ermanno, mentre il titolo di imperatore e tutti i territori romani sarebbero passati ad Ermanno.
Carlo passò il resto del suo regno a stabilizzare i suoi territori ed rimpolpare le casse dello stato.
Gli ultimi anni del regno di Carlo vennero contraddistinti da una certa ostilità con il figlio maggiore Luigi, allorché questi chiese maggiori poteri, insieme al titolo di Principe di Tolosa, richiesta che il padre gli rifiutò. In seguito a ciò pare che Luigi abbia tentato di destabilizzare la posizione del padre attraverso vari complotti, arrivando anche a discutere aspramente con Agnese Sorel, amante del padre.
Dal 1468 i due non si incontrarono più e, quando Carlo lo richiamò a corte, il figlio preferì andare presso la corte di Bretagna rimanendoci fino alla morte del padre.
Nel 1473 Carlo cadde malato. Sulla gamba gli comparve un'ulcera ma rifiutò di curarsi. Infine nel luglio 1475 quando i medici dichiararono che egli non avrebbe superato il mese di agosto, Carlo cadde preda di un delirio, convincendosi di essere circondato da traditori. Vittima di un'altra infezione che gli colpì la mascella generando un ascesso nella bocca, non poté mangiare o bere per diversi giorni a causa del gonfiore. Infine morì per setticemia il 22 luglio 1475, Carlo fu sepolto nella chiesa di St. Denis. Gli succedette il figlio Luigi III.
Regno di Luigi III[]
Luigi venne soprannominato "il ragno" per il suo volto non molto attraente ma anche per il suo essere un fine stratega che preparava la sua tela dove intrappolare l'avversario, soprattutto in politica, per prima cosa si avvicinò notevolmente alla fiandre, questo stato da sempre protetto dell'Inghilterra stava iniziando a subire un forte rivalità con essa a causa della sua ricchezza e la vicinanza tra Luigi e le Provincie Unite fu naturale dato che il re di Normandia non poteva più interessarsi al sud dell'Europa.
Ma Luigi non poteva abbandonare completamente il sud, così decise di finanziare le rivolte iberiche che stavano scoppiando contro il dominio di Ermanno II.
Durante il suo regno un navigatore romano di nome Cristoforo Columbus propone a Luigi di finanziare una spedizione di Colombus seguendo una rotta verso occidente che avrebbe dovuto condurlo in India seguendo il tragitto opposto a quello Inglese, Luigi si confronta con i propri saggi e con loro conferma i suoi sospetti, la suddetta rotta prospettata da colombo non è possibile, il diametro terrestre è molto più lungo di quello da lui prospetta e con le Navi dell'epoca sarebbe stato impossibile attraverso senza terre in mezzo per raggiungere l'India, la proposta di Colombus venne rifiutata.
Ammalatosi gravemente e non avendo risultati positivi dalle numerose cure che gli praticavano i medici di corte, avendo sentito della grande santità e capacità taumaturgiche di un frate calabrese, Francesco da Paola, lo pregò di giungere presso la sua corte. Al rifiuto del Santo, legato saldamente alla sua terra, il re si rivolse a Papa Sisto IV, sapendo che all'ordine del Pontefice il Santo non avrebbe potuto disobbedire. Così avvenne, ma la venuta di Francesco di Paola a Tours non portò a lui la guarigione corporale ma quella spirituale. Il Fratello Luigi IV gli succederà dopo la morte.
Regno di Luigi IV[]
Luigi firmò nel 1488 con il re di Scozia un nuovo trattato di alleanza in funzione anti-inglese.
Luigi però nel mentre continuò a supportare come il fratello le rivolte Iberiche contro il regno di Ermanno II.
Quando però nel 1484 una fronda di rivolta iberica venne sconfitta da Ruggero figlio di Ermanno i sopravvissuti vennero accolti nel regno di Normandia da Luigi, che nel mentre continuò a finanziare Rodrigo di Borgia per continuare le rivolte in Iberia.
Il piano di Luigi va a buon fine e Rodrigo è ora mai in controllo di tutta l'Iberia occidentale, la Guascogna rimasta sotto il controllo di Ermanno è rimasta senza difesa e nel 1488 Luigi ne approfitta per riconquistarla.
Nel 1495 Luigi morì di Tubercolosi, aggravata dalla sifilide, una malattia sessualmente trasmissibile. Gli succedette il figlio Carlo IV.
Regno di Carlo IV[]
A seguito della scoperta di Novaterra effettuata dai romani Carlo finanzia una spedizione guidata da Giovanni Caboto verso il nuovo mondo, ma a causa di una tempesta la loro spedizione virerà verso nord e all'inizio del 1500 raggiungeranno le coste meridionali della florida. Nel 1503 iniziano ad insediarsi in questa zona i primi normanni che in onore di Carlo verrà chiamata Carolina.
Carlo, inoltre, si sposò con la figlia del re di Longobardia e Duca di Lussemburgo, Massimiliano I, formando un alleanza.
Carlo riuscì a convincere i suoi nobili di intervenire in aiuto del cognato, succeduto al padre come Massimiliano II, che stava fronteggiando delle rivolte interne.
Nel 1506 i ducati di Alsazia e Lorena decisero di dichiararsi indipendenti dal regno di Longobardia, ad intervenire sarà Carlo che raggiunge Strasburgo per porre fine alla rivolta soccorrendo il cognato. L'Alsazia e la Lorena vennero pacificate ma Carlo non voleva fermarsi qui, Lui aveva in mente di riunificare tutta la Longobardia, dato che suo figlio sarebbe diventato re sia di Normandia che di Longobardia che Massimiliano II non aveva altri eredi.
Carlo marciò verso le fiandre che si arresero pagando un tributo e promettendo di giurare fedeltà al re di Lognobardia.
Da qui Carlo si diresse verso la Sassonia, il duca di Sassonia non poté fare nulla per opporsi, piuttosto che vedere il suo esercito distrutto sapendo di perdere decise di sottomettersi a Carlo facendolo entrare nei suoi territori.
A questo punto l'unico ducato ribelle al dominio del re è il Brandeburgo e Carlo si dirige subito lì, ma gioacchino decide di non arrendersi e prova ad affrontare le truppe di Luigi con il supporto di truppe giunte in suo soccorso dalla Polonia, purtroppo non può nulla, l'esercito Normanno glie è troppo superiore, il duca di Brandeburgo scappa nei territori polacchi.
la conquista di Berlino, capitale del Brandeburgo, sembra essere il culmine di una straordinaria campagna ma purtroppo mentre Carlo e il suo esercito sono a Berlino scoppia un epidemia che strema l'esercito di Carlo.
Carlo è in difficoltà, Gioacchino, duca di Brandeburgo, sta per tornare dalla Polonia con un esercito per riprendersi il suo territorio e Carlo e il suo esercito sono senza forze, e come se non fosse abbastanza la Sassonia lo ha tradito, tornando alla carica e rivolgendo le armi contro Carlo.
A questo punto per Carlo c'è solo una possibilità, scappare verso sud, dall'Alleato Bavarese, e li aspettare nuove truppe che gli dovrebbero venire concesse dal Parlamento Normanno e da Massimiliano di Lussemburgo per poi tornare a marciare verso nord.
Purtroppo il piano fallirà perchè nei pressi di Francoforte Carlo venne intercettato dalle forze Boeme, anch'esse entrate nello scontro a favore dei ducati di Sassonia e Brandeburgo.
L'esercito Boemo annientò quello Normanno, Carlo e quello che rimaneva delle sue forze scappò verso sud, arrivò in baviera e da lì si diresse verso la Normandia.
Un altro problema per Carlo erano i dazi pensanti imposti dal re inglese Riccardo III, ma questi si risolveranno da soli dato che dopo la guerra civile Enrico VII York salì al trono al posto di Riccardo e riallacciò i rapporti con la Normandia rimuovendo i dazi.
Ma al ritorno di Carlo in Normandia il parlamento era infuriato, tutta la nobiltà lo era, Carlo aveva speso un incredibile ammontare di soldi in una guerra che era risultata in un fallimento e non aveva rispetto le prerogative del parlamento decise dalla Magna Carta. Per questo numerosi nobili si ribellarono, soprattutto in Bretagna e nella valle della Loira.
Carlo in risposta decise di farsi amico il popolo, diminuì di molto le tasse e diede alla città di Parigi la possibilità di autogovernarsi come comune che doveva rispondere solamente al sovrano.
Questo però non fece altro che inimicarsi ancor di più i nobili, che formarono un esercito e gli marciarono contro, Carlo provò a formare un esercito per rispondere alle angherie di nobili ma questo venne facilmente sgominato. Carlo rientrò a Parigi e provò a far insorgere la folla contro i nobili, i popolo era pronto a combattere per il proprio sovrano, era il 18 Marzo 1513.
Francesco, figlio di Carlo, appare in pubblica piazza e fa un discorso in cui spiega come popolo e nobiltà devono lavorare insieme, e qui spiegò come suo padre aveva sbagliato è per questo lo aveva dovuto deporre, però assicurava al popolo che le tasse non sarebbero state rialzate e che la città di Parigi avrebbe mantenuto la sua indipendenza. Tutto questo chiaramente faceva parte di un accordo tra Francesco e i nobili per riportare l'equilibrio. Così Francesco I salì al trono mentre Carlo venne fatto prigioniero nelle segrete di Parigi dove morì due anni dopo.
Regno di Francesco I[]
Il regno di Francesco fu un regno glorioso, si fece amare sia dal popolo che dai nobili, la Normandia ritornò una delle prime potenze europee. Francesco in realtà stava solo rinforzando le sue forze aspettando, aspettando che suo zio, Massimiliano II di Lussemburgo re di Longobardia morisse, così da lasciare al trono a lui, dato che non aveva eredi.
Ma in Longobardia la situazione era diversa, il re doveva essere eletto dai principi elettori, nonostante da un po' tempo la famiglia di Lussemburgo era sovrana e si passava il titolo di Re di longobardia in maniera dinastica, ma questo avveniva solo grazie al consenso dei principi elettori.
Si stavano formando così due fazioni, la fazione che appoggiava Francesco come successore di suo zio e la fazione che avrebbe prefito un re di Longobardia che non fosse già re di alcuno stato estero, questa fazione era fortemente appoggiata dal re d'Inghilterra Enrico VIII.
Nel 1528 morì Massimiliano II e Francesco si fa incoronare re di Longobardia, ma molti principi Elettori, in testa Brandeburgo e Sassonia, si oppongo alla salita al trono di Francesco. Questi elessero come proprio sovrano Giorgio, Duca di Sassonia.
Nel 1529 Francesco scese in guerra pronto a sconfiggere i suoi avversari per ottenere il trono che gli spetta; a differenza del padre però procede in maniera cauta, recluta soldati in Normandia e nel Lussemburgo per poi dirigersi in Sassonia.
Le forze Brandeburghesi e Sassoni erano pronte ad affrontarlo ma i polacchi, che avevano aiutato i longobardi a sconfiggere Carlo IV, non poterono aiutare i loro alleati.
Francesco I annienta le truppe avversarie, la Sassonia viene smembrata e Giorgio si rifugia in Polonia, il Brandeburgo è costretto ad arrendersi.
Nel 1531 Francesco si dirige verso le Fiandre, territorio che suo padre aveva sottomesso ma dopo la sconfitta erano tornate a dichiararsi indipendenti.
A quel punto Enrico VIII d'Inghilterra, con cui le fiandre erano alleate, mandò un Ultimatum a Francesco affermando che con il resto della Longobardia poteva fare quello che voleva ma non doveva in Alcun modo toccare le Fiandre, Francesco rifiutò ed Enrico gli dichiarò Guerra.
Giorgio di Sassonia reclutando un nuovo esercito tornò alla carica e marciò contro Francesco, il quale però lascia la Longobardia perché sa della pericolosità maggiore degli inglesi.
Enrico e Giorgio si uniscono e nella battaglia di buvin sconfiggono Francesco, il quale però ha conservato gran parte dell'esercito e non si è dato per vinto.
Questo crea le condizioni per la firma decennale tra le due parti in cui entrambi i candidati continuano a considerarsi Sovrani di Longobardia.
Questa guerra venne ricordata come Guerra dei quattro stati seconda.
Con l'avvento del Grande Scisma Francesco si schierò con i conciliaristi anche per opporsi all'Inghilterra di Enrico.
Nel 1540 la guerra riscoppiò quando Francesco cercò di valere i suoi diritti, questa campagna permetterà ai Normanni di sconfiggere rapidamente Sassonia e Brandeburgo ma gli inglesi sbarcarono a Calè per distrarre i Normandia, questa volta infatti Enrico VIII si era alleato con Giorgio direttamente. I Normanni vinsero la battaglia ma aveva subito troppe perdite, e non poteva continuare la guerra.
Nel 1541 venne firmata la Pace di Smarcalda, dove Francesco rimase sul trono normanno e alla sua morte passerà al suo figlio primogenito, mentre sul trono di Lussemburgo e di Longobardia ci sarà il figlio secondogenito, Enrico. Le fiandre però ottennero l'indipendenza.
Regno di Filippo V[]
Filippo era figlio primogenito del re di Normandia Francesco I. Salì a trono nel 1559 alla morte del padre mentre suo fratello minore Enrico era già re di Longobardia.
Filippo era un sovrano Debole, nella sua mente erano state inculcate le idee di fede Conciliaristi, essendo un fanatico religioso dedicò la sua vita a sterminare gli apostolici rimasti nel suo paese, non essendo particolarmente lasciò invece gli incarichi di governo al parlamento.
In questi anni la colonia Normanna di Carolina si espanse molto, anche perchè le persecuzioni perpetrate da Filippo spinsero numerosi Apostolici a scappare proprio in Carolina.
Filippo morirà di congestione nel 1566 dopo aver bevuto in bicchiere d'Acqua troppo freddo, infatti a renderlo così freddo fu il conte Sebastiano di Montecuccoli. Sotto tortura, l'uomo confessò il crimine e un pubblico processo lo condannò a morire per squartamento, il supplizio inflitto ai regicidi.
A Filippo succederà il fratello, figlio terzogenito di Francesco I, Carlo, che per onorare il fratello e il re di Normandia e Imperatore Romano Filippo II Augusto quando salì al trono cambiò nome proprio in Filippo VI.
Regno di Filippo VI[]
Filippo, come già detto, proseguì la ferocie caccia agli Apostolici perpetrata dal fratello, molto nobili di questa fede iniziarono a ribellarsi al suo volere.
Nel 1569 Filippo chiese un aumento delle tasse al parlamento per finanziare la guerra contro i suoi nobili, ma il parlamentò rifiutò, erano in molti infatti i nobili di fede apostolica.
Nel 1570 Filippo ignora le richieste del parlamento e decide di marciare alla testa del suo esercito contro i ribelli, chiese truppe al Fratello Enrico, il quale però si rifiutò di dargliele, ma nonostante questo Filippo grazie all'appoggio dei nobili del sud tra il 1571 e il 1574 riuscì a cogliere una serie di vittorie tra le quali la decisiva battaglia di Crecy, che gli permise di riconquistare l'interezza della Normandia. Nel 1575 però i ribelli riescono a sconfiggerlo riconquistando la Bretagna e la Rollonia.
Nel 1576 Elisabetta I d'Inghilterra mandò un ultimatum dove chiedeva a Filippo di accettare la fede apostolica dei suoi nobili, ma ricevette un rifiuto e così iniziò la guerra dei 30 anni, chiamata così perché questa parte tuttora non è considerata parte della guerra da molti storici.
Filippo intanto riuscì a Relegare i suoi nobili nella zona della Bretagna scacciandoli dalla Rollonia.
Immediatamente Enrico di Lussemburgo re di Longobardia si unì alla guerra in favore del fratello Filippo ed occupò la Sassonia orientale di Giorgio di Sassonia, marito di Elisabetta.
Nel 1580 gli inglesi sfondarono contro la flotta delle Province Unite, le quali si erano alleate con i normanno-lussemburghesi a seguito delle tensioni con britannici, sbarcarono in Bretagna ed in pochi mesi la occuparono.
Nel 1582 Filippo morì lasciando il trono al figlio Luigi V, salito al trono a soli 10 anni e per questo sotto la reggenza del fratello di Filippo, Enrico II.
Regno di Luigi V[]
Quando salì al trono la situazione era complicata, il regno di Normandia era nel bel mezzo della guerra dei 30 anni, con la Bretagna in rivolta occupata dagli Inglesi e Sassoni e Brandeburghesi che si ribellavano al dominio di Enrico.
Enrico iniziò una controffensiva, sconfiggendo poi gli inglesi a Vrecy. Così Enrico liberò la Bretagna fino ad assediare Brest, ma allora Elisabetta formò la Invincible Fleet, la quale venne inviata per sbarcare nelle Province Unite, ma appena fu interamente entrata nello Schelda, venne presa alle spalle e di fronte dalla piccola flotta fiamminga, cosicché a causa dello spazio ristretto poche navi riuscirono a salvarsi.
Si giunse quindi alla pace del 1587, che diede inizio a quella che viene chiamata "tregua dei 20 anni" da chi considera ciò che è successo finora parte della guerra dei 30 anni, la quale durerà appunto fino al 1607 a causa di tensioni iniziate quando, nel 1597 Elisabetta morì e gli succedette il figlio Enrico d'Inghilterra, il quale ereditò anche i territori paterni della Sassonia, preoccupando Luigi e portandolo a firmale la vecchia alleanza con Giacomo VI di Scozia.
Intanto le scoperte in ambito esplorativo aumentano e i Normanni fondano una Colonia in Indonesia.
Nel 1607 gli scontri ricominciarono quando Enrico d'Inghilterra, per estirpare i calvinisti dalla Longobardia settentrionale sbarcherà nel Meclemburgo nonostante le suppliche di Francesco di Lussemburgo, il quale era succeduto al padre lo stesso anno ma non riusciva a farsi eleggere re di Longobardia poiché i ducati del nord supportavano Enrico, così, mentre il cugino assoldava un esercito per contrastare gli invasori, Luigi marciava contro gli inglesi che nel 1608 erano entrati nelle Province Unite dopo aver saccheggiato tutti i territori da dove erano passati, venendo sconfitto nei pressi di Breda.
Nonostante la vittoria Enrico dovette tornare in Inghilterra a causa dell'entrata in guerra della Scozia, lasciando in Longobardia solo i danesi (che si erano uniti all'esercito inglese nel 1607 quando era da poco sbarcato nel Meclemburgo) ed alcuni suoi uomini, i quali non riusciranno a resistere contro le forze combinate di Baviera, Lussemburgo ed il Norico di Enrico di Salisburgo, le quali attaccarono nel 1610 invadendo la Sassonia ma causando l'entrata in guerra del Brandeburgo e dell'ordine Teutonico in favore degli inglesi.
Nel 1610 morì Luigi V, gli succedette il figlio Francesco II.
Regno di Francesco II[]
Nel 1611 gli scozzesi, alleati dei Normanni, furono sconfitti e costretti ad una tregua, permettendo ad Enrico di tornare sul continente, dove Cristiano di Danimarca stava venendo respinto dalle forze nemiche, poiché le forze brandeburghesi erano state bloccate dalla guerriglia effettuata dai soldati del Norico di Enrico di Salisburgo.
Ma con l'arrivo di Enrico d'Inghilterra la situazione tornò di nuovo in favore della "fazione apostolica", che riprese la Sassonia, parte delle Province Unite e costrinse i Normanno-Lussemburghesi a tornare nei rispettivi territori.
Nel 1614 uno sbarco inglese in Bretagna portò i bretoni alla ribellione, ma grazie ad i soldi ed i "volontari" provenienti dalla Spagna romana fortemente conciliarista e soprattutto puritana, modo in cui veniva chiamata la fazione più estremista opposta ai moderati italiani che erano riuniti sotto la figura del vescovo Richivaldo, Francesco riuscì a contenere gli invasori ed inviare rinforzi in Scozia, che tornò all'attacco, costringendo Enrico a tornare in patria, ma venne sconfitta e costretta alla pace nel 1616, dove Giacomo usciva dalla guerra e cedeva la figlia Sofia al figlio di Enrico, Carlo, il quale erediterà anche il trono scozzese, obbligando Federico, figlio del re di Scozia, a fuggire alla corte normanna.
Intanto gli inglesi erano stati espulsi dalla Bretagna e, al ritorno di Enrico d'Inghilterra sul continente, i danesi erano assediati a Meclemburgo, ma ancora una volta riconquisterà gran parte della Longobardia, finché, nel 1619, Francesco di Lussemburgo si accorderà con la Boemia-Polonia di Mattia per la sue entrata in guerra in cambio del permesso di invadere il Norico, portando Enrico di Salisburgo a firmare la pace con la "fazione apostolica", di fatto unendosi alla suddetta, e tornare in patria per cercare di difenderla.
Il 1620 è di fatto conosciuto come "l'anno boemo", infatti il generale Halbric von Vallenstain penetrò velocemente nel Norico, costringendo Enrico di Salisburgo ed il suo esercito a chiedere asilo nell'impero Romano di Giovanni II, che dopo una lunga discussione tra i vescovi spagnoli e italiani, guidati dal vescovo di Torino, Richivaldo, a seguito di un incontro privato seguirà il consiglio di quest'ultimi ed accettò, permettendo ai norici di entrare in Trentino e stanziarsi in Veneto affiancati da forze imperiali.
Nel 1622 i norici provarono a rientrare in patria, ma vennero nuovamente sconfitti mentre i polacchi invadevano i territori teutonici e l'anno successivo Barcellona e Toledo insorsero per spingere l'impero ad unirsi alla "fazione conciliarista" e venne inviato contro di loro il generale Galerio Olivares.
Lo stesso anno Vallenstain mosse verso nord ed sconfisse i brandeburghesi nei pressi del ponte di Nassau, per poi entrare in Sassonia.
Nel 1624 Galerio Olivares si unì ai ribelli e venne nominato imperatore dalle sue legioni, mentre, lo stesso anno, Gustavo Adolfo di Svezia invase la Scania, costringendo Cristiano di Danimarca ad abbandonare la Longobardia e portando Enrico d'Inghilterra a tentare il tutto per tutto invadendo il Lussemburgo e poi muovendo verso la Sassonia occupata, sconfiggendo Vallenstain nei pressi di Lutshen.
A succedere Enrico, morto in battaglia, sarà il figlio Carlo, il quale cederà il comando delle truppe sul continente al duca di Buckingham, che, sicuro di non avere le doti di Enrico, andrà a svernare in Sassonia.
Nel 1625 i romani guidati da Raimondo Montecuccoli presero Barcellona, che diventerà la base per le missioni nella Spagna insorta, ma lo stesso anno gli inglesi vennero ripetutamente sconfitti dai bavaresi e respinti dai boemi mentre gli svedesi invadono parte della Norvegia, la Scania ed assediano Copenaghen via mare.
Lo stesso anno Francesco di Lussemburgo morì senza eredi, lasciando tutto a Francesco di Normandia, ma causando l'uscita della Baviera dalla guerra perché contraria ad un unione tra la Normandia e la Longobardia.
Nel 1626 Montecuccoli, ricevuti rinforzi dal nord-est della Spagna, rimasto fedele all'imperatore, iniziò a preparare l'offensiva contro l'usurpatore, quando gli giunse notizia che i normanni erano entrati nella Gallia romana, l'impero era ufficialmente stato trascinato nella guerra dei 30 anni.
Attaccare l’impero romano poteva sembrare una pazzia, ma i generali normanni e boemi erano sicuri che, nonostante fossero legati a loro nella fede conciliarista, i romani avevano pessime relazioni con entrambe le potenze, mentre invece era molto legato al Norico, invaso dalla Boemia.
Si ebbe paura quindi che Carlo d‘Inghilterra o Enrico di Salisburgo sarebbero riusciti facilmente a convincere l’impero ad entrare in guerra, soprattutto facendo leva sulla possibilità di risanare il grande scisma che aveva causato tensioni all’interno di esso.
Montecuccoli aveva intenzione di muovere verso nord per liberare i territori occupati dai Normanni, ma Giovanni II gli ordinò di continuare l'offensiva, le vie di comunicazione tra Italia e Spagna sarebbero state tenute dalla marina e un altro esercito si sarebbe occupato degli invasori, che intanto erano arrivati a Torino, ma erano stati sconfitti e Piccol'Omini, eroe della battaglia, non si diresse verso la Gallia romana occupata, preda della peste, bensì verso oriente, dove i boemi avevano tentato di invadere la Dalmazia ma erano stati sconfitti dalle truppe di stanza, mentre Montecuccoli continuò la campagna contro Galerio e spingendolo verso sud, da ricordare l'assedio di Valencia, principale roccaforte puritana, la quale resisteva grazie ai rifornimenti da parte della flotta iberica che vennero interrotti dalla costruzione di un imponente barriera sul mare ideata da Richivaldo ed il suo consigliere padre Giuseppe, finché non si suiciderà durante l'assedio di Siviglia, la rivolta aveva perso il suo imperatore, ma continuava a combattere.
Lo stesso anno, con il trattato di Uxala, la Danimarca e la Svezia uscivano dalla guerra e la prima cedeva alla seconda la Scania, Nuova Copenaghen (che verrà rinominata Cristiania) e la Norvegia centro-settentrionale, mentre i brandeburghesi spingevano in Boemia, aiutati dal fatto che contemporaneamente Enrico di Salisburgo stava combattendo per liberare il Norico.
Nel 1629 i romani iniziarono la liberazione di Gallia romana e Dalmazia, ma nel 1632 la prima fu fermata da Luigi di Borbone Condè e la seconda da Vallenstain, fu l'unione degli eserciti brandeburghesi e norici di Ersh von Manshtein ed Enrico di Salisburgo, i quali liberarono i territori dei cavalieri Teutonici ed iniziarono a penetrare in Polonia, che obbligò Vallenstain a far rientrare alcuni uomini.
Nel 1634 la rivolta spagnola venne definitivamente sedata e Montecuccoli iniziò a dirigersi verso nord, mentre Tillic entrava in Brandeburgo e prendeva Macdeburgo, ma l'anno successivo Manshtein ed Enrico di Salisburgo gli lo sconfissero nella battaglia di Macdeburgo, mentre lo stesso mese le armate di Montecuccoli e Piccol'Omini convergeranno nella valle del Rodano e sconfiggerannol'esercito di Condè e marceranno verso Parigi.
Lo stesso anno Vallenstain tentò di penetrare in pianura padana per costringere le forze imperiali impegnate con i Normanni a ripiegare, ma incontrò l'esercito romano di Ambrogio Spinola e venendo sconfitto nella battaglia di Aquileia.
A causa delle ripetute sconfitte, Normandia e Boemia-Polonia dovettero firmare la tregua e l'anno successivo, il 1637, veniva firmato il trattato di Vienna, secondo il quale:
La Normandia annetteva il Lussemburgo ma rinunciava al trono di Longobardia,
Il Brandeburgo otteneva i territori dei cavalieri teutonici, i quali sarebbero diventati un ordine monastico, e diventava un principato insieme alla Baviera,
L'Inghilterra annetteva la Scozia ma perdeva la Sassonia,
Enrico di Salisburgo rinunciava al Norico, il quale otteneva l'indipendenza dalla Longobardia, ma diventava duca di Sassonia e re di Longobardia, ruolo che perdeva tutti i poteri tranne quello di indire diete,
La Boemia-Polonia perdeva l'Ungheria, la quale sarebbe stata governata da Roberto d'Angiò-Borgia, cugino dell'imperatore romano,
La Nova Terra meridionale veniva divisa da un meridiano, ad est sarebbe stato colonia fiamminga, mentre ad ovest sarebbe stata romana,
Sarà indetto un concilio per discutere del ritorno del Papa a Roma e quindi sanare il Grande Scisma tra apostolici e conciliaristi.
In longobardia sarà vietato il possesso di alcun ducato per chiunque possieda dei titoli nobiliari al di fuori del regno.
Nonostante la Sconfitta Francesco riuscì a vendere al parlamento l'ottenimento dei territorio del Lussemburgo come una parziale vittoria.
Francesco e il suo popolo si schierò fortemente contro il concilio di Roma, che unificò chiesa Conciliarista e Apostolica, e insieme al regno di Boemia-Polonia divennero stati conciliaristi, il problema fu che in Normandia una buona parte della popolazione era ancora cattolica (unione di Conciliaristi e Apostolici), e i nobili fedeli al parlamento di fede conciliarista iniziarono a spadroneggiare nei propri territori imponendo il puritanesimo alla proprio gente con delle milizie private che minavano il potere del sovrano.
Francesco II morì nel 1647, a succedergli sarà il figlio Filippo VII.
Regno di Filippo VII e Guerra di Successione Normanna[]
La morte di Filippo VII, ultimo esponente della casa dei Valois, il 13 marzo del 1650 comportò una crisi di successione in seno al regno di Normandia. Dopo 313 anni di continuità dinastica, escludendo il breve dominio degli Altavilla con Ermanno II, il trono era nuovamente vacante. Il breve regno di Filippo VII, durato appena 3 anni, era stato segnato da un difficile rapporto del sovrano con il parlamento che, a più riprese, si era opposto alle sue decisioni, impedendogli di arginare le violenze del partito puritano nei confronti dei cattolici che ancora vivevano nel regno.
Nonostante egli stesso fosse un devoto puritano si ritrovò a dover lottare contro la formazione di eserciti “privati” da parte delle frange più intransigenti dell’aristocrazia puritana che dilagarono durante i regni dei suoi immediati predecessori. L’intenzione di Filippo VII era quella riportare ordine all’interno del regno e di rafforzare la figura del monarca che dai tempi di Luigi I, escluse alcune eccezioni, era andata via via a perdere potere fino alla deposizione di Carlo IV nel 1513 da parte del parlamento. Il tentativo di riunire un esercito e di imporre con la forza delle armi un freno alle violenze dei puritani fallì con la disastrosa battaglia di Lilla. Il 21 agosto 1649 l’esercito reale venne completamente annientato dall’esercito dei duchi di Borbone e dei Vermandois che catturarono il sovrano e lo imprigionarono nel Castello di Fontainebleau dove rimase fino al dicembre dello stesso anno.
La prigionia segnò in maniera irreparabile la precaria salute del sovrano che appena un mese più tardi morì. Alla sua morte l’erede designato era il cognato Enrico, duca di Guisa, marito di Elisabetta di Valois, e discendente collaterale dei Robertingi. Il 16 marzo 1650, Enrico venne incoronato a Reims con il nome di Enrico III re di Normandia. L’ascesa della famiglia dei Guisa, esponente più importante del partito Cattolico, al trono di Normandia provocò un’immediata reazione del parlamento normanno che non riconobbe Enrico, nonostante si fosse convertito al credo puritano, come sovrano e anzi gli oppose uno dei leader del partito puritano, Antonio di Borbone, discendente di Giovanni II il Buono. Enrico III reagì immediatamente, radunando un esercito, assistito dalla nobiltà bretone, lugdunense e tolosana.
Al suo fianco si schierarono i principi di Monfort, i conti di Armagnac e Perigord mentre nel campo puritano, oltre ai Borbone, i conti di Vermandois, di Simmern e i duchi di Bar. La guerra divampò ufficialmente il 3 aprile con la presa di Parigi da parte dell’esercito realista del conte di Perigord, Giacomo di Talleyrand, che riuscì a disperdere le esigue forze del parlamento e a catturare Giovanni di Borbone, fratello minore di Antonio che fu giustiziato poco dopo. Il 9 maggio dello stesso anno un secondo esercito puritano fu sconfitto nei pressi di Amboise dallo stesso Enrico III. Con queste due vittorie terminò la prima fase della guerra civile normanna.
I puritani si ritirano nella regione dell’Artois dove venne siglato un accordo tra il duca di Borbone e lo statolder delle Province Unite, Guglielmo Federico di Orange-Nassau, rafforzato con il matrimonio tra Luigi, figlio di Antonio, e Maria Teresa d'Orange. La guerra riprese nella primavera del 1651 con la conquista puritana della piazzaforte di Calais che fu occupata anche grazie al supporto della flotta olandese. Nel frattempo scoppiarono numerose rivolte in tutto il regno, fomentate da ciò che rimaneva del parlamento normanno che nel frattempo aveva riunito un esercito in Alvernia. Nei successivi 6 anni l’esercito reale fu impegnato in numerosi scontri uscendo spesso vincitore ma subendo perdite sempre maggiori. Il 16 luglio 1654 nei pressi di Beauvais, Antonio di Borbone fu ucciso assieme al figlio minore, Riccardo, in un agguato dei realisti guidati da Stefano di Coligny.
Ma nonostante le vittorie le sorti di Enrico III iniziarono a decadere. La battaglia di Orléans, combattuta tra il 6 e il 7 dicembre del 1656 e considerata l’ultima grande vittoria di Enrico III, costò al partito moderato più di 12.000 tra morti e feriti e la morte di Francesco di Armagnac, uno dei collaboratori più stretti del sovrano, mortalmente ferito da un colpo di moschetto. La situazione si complicò con l’entrata in guerra di un secondo attore, il principato ecclesiastico di Treveri, guidato da principe vescovo Karl Kaspar von der Leyen, che investì i domini dei duchi di Guisa, uccidendo, nella battaglia di Joinville, Francesco di Guisa, fratello di Re Enrico, il 2 settembre 1657. L’11 marzo 1658 Enrico III, radunato ciò che rimaneva dell’esercito reale cercò di intercettare l’esercito normanno-olandese nei pressi di Pontoise. La battaglia fu a lungo contesa ma alla fine, con la morte di Guglielmo di Montfort e la cattura di Giacomo di Talleyrand, il morale dell’esercito reale crollò e Enrico III nonostante la grande abilità con la quale aveva portato avanti la battaglia fu catturato da Luigi di Borbone. Con la pace di Sarcelles, siglata il 15 marzo del 1658, Enrico III fu costretto ad abdicare a favore di Luigi di Borbone segnando la definitiva sconfitta del partito apostolico-conciliarista e il sostanziale fallimento dell’ultimo tentativo da parte di un sovrano normanno di imporsi sul parlamento.
Due anni più tardi Enrico III morirà, probabilmente avvelenato su ordine di Luigi. Ciò che rimaneva della nobiltà apostolico-conciliarista fuggì in Inghilterra, non riconoscendo la successione dei Borbone e nominando il figlio di Enrico, Gioacchino legittimo erede al trono di Normandia. Luigi di Borbone, asceso con nome di Luigi VI, schiacciò ciò che rimaneva della resistenza dei Guisa all’interno del regno con la presa di Nantes e la firma del trattato di Rennes il 21 settembre del 1659 che concludeva uno dei momenti più drammatici della storia normanna.
Inoltre il parlamento si ritrovò soddisfatto nell'aver scelto Luigi come sovrano in quanto lascerà notevole spazio al parlamento di agire riuscendo a creare una perfetta armonia tra i due poteri, nonostante i suoi predecessori e in Particolare Enrico III avessero provato ad Esautorare il parlamento di qualsiasi potere la prima cosa che fece Luigi quando salì al trono fu rendere la Normandia una Monarchia costituzionale e Parlamentare, ispirato chiaramente alla figura di Jean Loquete, il filosofo teorico della monarchia costituzionale attivo in Normandia proprio in quel periodo.
Regno di Luigi VI[]
Durante il suo governo Luigi VI lavora su più tavoli, da una parte è considerato uno dei più grandi amministratori del suo tempo, infatti da un grosso impulso all'agricoltura, la popolazione cresce e prospera e da un grande impulso all'economia della colonia di Carolina che diventa la colonia più popolosa del nord di Nova terra, dall'altra parte invece sfruttando l'alleanza con gli Olandesi inizierà a finanziare dei corsari che si occuparono di predare le navi imperiali colme di ricchezza e oro provenienti da Novaterra, ma senza esagerare, con grande maestria e tattica sarà infatti in grado di capire quali siano i momenti per attaccare e quali no, approfittando dei momenti in cui l'imperatore si interessa meno della faccenda, a volte sacrificando anche qualche pirata per far credere che sia opera di semplici pirati, tutto svolto dal grande pirata Francis Drake. Si dice che solo un terzo dell'oro delle colonia imperiali giunga a corte perché un altro terzo verrebbe bruciato dalla burocrazia iberica mentre l'ultimo terzo finisca nelle tasche di Luigi ed i suoi corsari.
Il filosofo Tomas Robin scrisse durante il regno di Luigi il Leviatano, Robin era il principale avversario ideologico di Loquete, secondo lui lo stato, per far cesare guerre e rivolte, dare stabilità e porre fine alle guerre civili doveva essere governato da un potere assoluto, un po' come nella Roma di Giovanni III dell'Epoca.
Luigi morì nel 1683 e fu ricordato come uno dei sovrani migliori della storia Normanna, ma la sua eredità non venne trascurata, infatti al suo posto salì al trono il figlio Luigi VII, anch'egli illustre sovrano eccellente governatore quanto o più del padre.
Regno di Luigi VII[]
Dopo che fu sugellata tramite un matrimonio l'alleanza tra Impero Romano e regno d'Ungheria, il re di Boemia-Polonia Leopoldo I decise di rinsaldare la sua alleanza con la Normandia, per un eventuale guerra futura con l'Impero per ottenere proprio l'Ungheria, in questo modo Luigi rinforzò ancor di più di suoi legami con i propri alleati.
Inoltre Luigi prosegue la crescita economica e coloniale iniziata dal padre, la colonia di Carolina viene ulteriormente espansa, e anche le colonie in africa fanno lo stesso, in particolare quella Namibiana e giungendo ad occupare il sud del Mozambico, contendendo il Madagascar agli inglesi.
Le opere più importante di Luigi saranno però senz'altro i suoi interventi dal punto di vista economico, sotto il suo regno la Normandia conoscerà grande ricchezza infatti e per questo Luigi verrà ricordato come "il giusto".
Inoltre Luigi concesse maggiori poteri al parlamento, continuando la tradizione Borbonica di appoggiarsi sempre di più a quest'organo che diviene addirittura quasi più importante del sovrano stesso, sotto il regno di Luigi lo stato conoscenza un armonia quasi perfetta tra tutte le componenti e questo risulta in una burocrazia perfettamente efficiente e funzionale e un economia sbalorditiva.
Si ricorda anche la Normandia di questo periodo potrebbe essere considerata un primo stato nazionale, la nazione e stato coincidono perfettamente.
La collaborazione tra Olanda e Normandia prosegue, con l'obiettivo di frenare l'espansionismo romano e far rimanere divisa la Gran Bretagna.
Inoltre il progressivo commercio triangolare tra gli schiavi provenienti dalle colonie in africa, i mercanti normanni in Europa e le preziosi merci a Novaterra portano grandi ricchezze nelle casse statali, questo crea una grande base di tipo agricolo sulla cultura di cotone, che viene esportato in Europa.
La fame di terra dei coloni normanni porta quest'ultimi a scontrarsi con gli indigeni Novaterriani.
Le colonie inoltre durante il primo decennio del XVIII sec. se espanderanno ulteriormente raggiungendo il Mississippi e risalendolo, fondando la cosiddetta nuova Normandia lungo il corso di questo fiume.
Guerra di successione greca[]
Quando Luigi ebbe notizia della trasformazione del regno di Grecia a Monarchia costituzionale da monarchia assoluto si affrettò a inviare una lettera di congratulazioni al sovrano Teodoro I ed insieme i due stipularono un alleanza. Ma la notizia non piacque molto all'Imperatore romano Cesare II e sua moglie Alessia, essi infatti avrebbero voluto riunire le due metà che un tempo facevano parte dell'impero romano.
Nel 1712 i palestinesi si rivoltarono contro il dominio greco e quando la flotta ellenica passò nei pressi di cipro per giungere nei territori ribelli, venne fermata e sconfitta dalla superiore flotta romana, scoppiò così la guerra di successione greca
Nel 1713 i coloni normanni approfittarono del fatto che i romani fossero impegnati nella dispendiosa seconda guerra mesoterranea e iniziarono l'invasione della Seggestia e vinsero l'assedio di Saint Augustine con molta facilità.
Nel 1713 i normanni tentarono di invadere la Gallia Romana, venendo sanguinosamente respinti mentre i Bulgari tentarono di liberare i loro territori con l'aiuto del regno dei Rus che era appena entrato in guerra, venendo però sconfitti da Eugenio nella battaglia di Varna, per poi approfittare della superiorità sul Ponto Eusino (mar Nero) per giungere velocemente in Anatolia e fermare l'invasione russa, riuscendoci.
Infine a settembre i normanni ebbero una clamorosa vittoria sull'Atlantico, sconfiggendo la flotta romana e tagliando quindi i collegamenti che Roma aveva con l'Irlanda.
A maggio i romani sfondarono contro le difese Normanno-Inglesi, invadendo la Guascogna fino a Bordeaux.
Nel 1715 Luigi morì senza mai vedere la conclusione di questa guerra e gli succedete il figlio Luigi VIII.
Nel 1716 infatti le truppe normanne sotto il suo controllo riuscirono a liberare la Guascogna.
I vittoriosi normanni iniziarono allora a penetrare ancora di più nelle colonie romane, ma vennero fermati sul Mississipi, che non riuscirono a superare a causa della vittoria navale di Blais de Lezo nella battaglia di Castrum Ruber.
In più i romani spostarono alcune navi dalla flotta mediterranea a quella atlantica, sconfiggendo i normanni nei pressi della costa Lusitana, facendo riaprire gli scontri sull'oceano.
Nonostante tutti i generali romani fin dalla battaglia di Metone avessero spinto per cercare la pace, Alessia non lo accettava e inizò un'offensiva in Normandia approfittando del fatto che gli inglesi avevano ritirato le truppe dal confine per dissanguare le truppe in un sanguinoso e fallimentare tentativo di invadere l'Irlanda, conquistando solo Ulster.
L'offensiva romana però era mal organizzata e fu continuamente rallentata dai normanni fino a fermarla e infine provocare la rotta degli imperiali.
A quel punto tutti desideravano la pace, tranne i normanni, che pero dovettero accettarla poiché minacciati dalle Province Unite, le quali non volevano che i normanni diventassero troppo forti, e gli altri alleati che minacciavano di fare una pace separata. In conclusione Luigi dimostrò il suo talento militare ma non poté ottenere molto per colpa di queste sfavorevoli circostanze.
La Normandia ottenne le Azzorre, la Segesta fino al Mississipi, l’Aquitania romana e la parte occidentale dell’Arvernia e l’uso gratuito del porto di Narbone
La Normandia uscì dalla guerra con praticamente l'intero sud del sud territorio devastato da anni di conflitto, ma grazie negli anni successivi l'economia iniziò a riprendersi e la popolazioni ricominciò a crescere.
Regno di Luigi VIII[]
In particolare la popolazione in Carolina crebbe esponenzialmente per due motivi, il primo è che numerose famiglie che hanno visto le proprie case distrutte dalla guerra decidono di migrare per cercare fortuna nel nuovo continente mentre il secondo è che la deportazione di schiavi in carolina si fa sempre più massiccia, inoltre nobili e borghesi normanni iniziano a creare grandi latifondi nella zona.
Per ripristinare l'economia del paese Luigi è costretto a tassare pesantemente la popolazione soprattutto i mercanti, e questo fa in modo che i mercanti olandesi scavalchino quelli normanni che hanno tasse decisamente inferiori e quindi anche prezzi inferiori. Questo fa in modo che i rapporti tra le due nazioni inizino a peggiorare velocemente.
Questa perdita di un alleato così potente sarà un duro colpo per i Normanni, che soffriranno durante la rivalità commerciale con l'Olanda, ma si tenterà di controbilanciare con una nuova alleanza inaspettata con l'Impero Romano, la nipote di Luigi VIII infatti, Matilde, viene data in sposa all'erede del trono imperiale Romolo Augusto, sancendo un alleanza del tutto nuova. Insieme al matrimonio i due stati firmeranno una serie di accordi politico-militari che comprendo anche restituzione di parte della provenza romana all'impero, dato che in quella zona ci furono numerose rivolte di romani desiderosi di tornare a far parte della loro madrepatria, in cambio di una serie di concessione di strade e porti che permettono alla Normandia di ottenere parziale accesso al Mediterraneo. Infine ai Normanni viene ceduta la zona della Lusiana e del Texas.
Nel 1759 Luigi VIII morì, gli succedette il figlio, padre di Matilde, Luigi IX.
Regno di Luigi IX[]
Tra il 1770 e il 1780 dovette aiutare il suo alleato greco per fronteggiare la Persia nella guerra dei nove anni, gli schieramenti fino a quel momento erano stati Ottomani e Greci contro Persiani, supportati ma non entrati in guerra ufficialmente dagli Olandesi.
Luigi immediatamente inviò la sua flotta nel Golfo Persico per bilanciare lo strapotere olandese e utilizzò Matilde, la moglie normanna dell'imperatore Romolo Augustolo, per far leva sull'imperatore romano.
I generali ed i nobili romani però desideravano invece il contrario, desiderando la vendetta per la sconfitta nella guerra di successione greca e la perdita di tanti territori, ma alla fine l'imperatore, succube alla moglie come il nonno Cesare II, accettò di combattere al fianco dei greci, ottomani e normanni odiati dalla popolazione.
Nel 1774 un esercito congiunto di romani ed ottomani sconfisse Durrani ad Al-Arish, mentre gli olandesi firmarono un trattato di non aggressione con i normanni e i romani in cambio del ritiro dal Golfo Persico e la promessa di non espandere la colonia brasiliana a sud del fiume Argetu (rio de la Plata).
Nel 1775 Alessio, re di Grecia, morì, lasciando il trono al figlio Andronico, colui che era stato catturato nella battaglia di Haji, che durante la prigionia aveva stretto amicizia con Afez Sol e che, appena salito al potere, firmò una pace.
Andronico durò poco, infatti nel marzo 1776 venne deposto perché accusato di pazzia, venendo succeduto dal figlio di due anni che ebbe come reggente la madre Zoe, ma ormai il danno era fatto.
Perse le basi greche, l'esercito romano-ottomano crollò per mancanza di rifornimento e venne sconfitto nella battaglia di Turaif.
A quel punto la situazione si trasformò in uno stallo, infatti ai romani e agli ottomani mancavano gli uomini e le basi per tentare un'invasione mentre Durrani soffriva di una scarsità di soldati e aveva paura di rivolte ad oriente, portando ad una pace, da cui i Normanni non ottennero assolutamente nulla.
Nel 1781 Luigi morì, gli succedette il figlio Luigi X, fratello di Matilde.
Contro la Repubblica, la prima coalizione[]
Il suo regno fu funestato dalla Rivoluzione romana che portò grandi disordini nel vicino Impero romano. Tra la Normandia e l'Impero c'era stato un avvicinamento voluto dal padre, Luigi IX, e come coronamento dell'intesa il nuovo imperatore Romolo Augusto aveva sposato la principessa Matilde.
Matilde si era rivelata ben presto una personalità più abile negli affari di Stato rispetto al marito. La Rivoluzione romana avrebbe cambiato la situazione della principessa portandola temporaneamente a capo della nuova Repubblica romana e sostenuta dal partito "etrusco" guidato da Gilberto de Medici. Nel frattempo Romolo fuggiva in Iberia, rimastagli fedele, e contattava Luigi X, e altri alleati, chiedendo supporto contro i repubblicani.
La situazione di Matilde nel frattempo si faceva sempre più difficile fino a sfociare in un tentativo di fuga nel 1791 che però fu prontamente fermato. Questo, insieme alla minaccia di un'invasione imperiale-normanna suscitarono una pesante reazione tra i repubblicani e l'imperatrice fu arrestata con l'accusa di star cospirando, con il marito e il fratello, contro la Repubblica.
Nel frattempo, nel maggio del 1791, dopo aver invaso la Provenza romana, l'esercito normanno-imperiale valicava le alpi e entrava in Italia, sbaragliando un esercito mandato contro di loro da de Medici. Se in un primo momento la Repubblica sembrava avere le ore contate, nel settembre dello stesso anno i repubblicani riuscirono a scacciare gli invasori nella Battaglia di Valenza e a ricacciarli oltre le alpi.
Il destino di Matilde[]
Nel 1792, la situazione si fece ancora più difficile per Matilde e Gilberto, quando un giornale pubblicò un pettegolezzo che sosteneva che i due stavano tramando per scappare in Iberia da Romolo e creare una monarchia costituzionale con gli etruschi a capo. La notizia suscitò ancora più malcontento fintanto che mentre Gilberto fu costretto a fuggire e la fazione etrusca venne smantellata, Matilde veniva processata e giustiziata a Giugno. Impotente Luigi non poté fare altro che cercare di mobilitare le sue truppe vicino al confine con l'Impero e tentare delle sortite che però non portarono a nulla. La situazione nella Provenza romana stava andando incontro ad uno stallo.
Il Rodano e la pace del 1796[]
Lo stallo rimase fino al 1796 quando, il nuovo leader della Repubblica, Massimiliano de Robefierro, riuscì a costituire due nuove grandi armate una col compito di invadere la Normandia e riconquistare la Provenza e l'altre che aveva il compito di distrarre i nemici invadendo la Longobardia, alleata dei Normanni e degli Imperiali. La manovra fu più efficace del previsto con i Normanni ricacciati oltre il Rodano e l'esercito normanno-longobardo sconfitto a Strasburgo. In questa situazione il giovane generale Bonaparte offri una pace a Luigi che, prontamente, accettò. Il trattato firmato dai funzionari del Re e il generale romane portavano i confini tra i due paesi lungo il Rodano e riconoscevano la nascita della Repubblica gemella di Longobardia.
La seconda coalizione[]
La pace non sarebbe durata a lungo. La Repubblica si stava lentamente stabilizzando sotto Napoleone e questo preoccupava molto Luigi. Il re sondò il terreno per una nuova coalizione anti repubblicana, invitando anche il Re di Grecia, Teodoro III, che però richiese, in caso di vittoria, la cessione dell'Illiria romana. Luigi rifiutò le condizione greche perché temeva che ciò avrebbe portato a una perdita di stabilità in Europa. Nella visione del re infatti l'Impero sarebbe uscito, in ogni caso, molto indebolito dalla guerra, mentre la Grecia più forte, per via delle nuove vittorie che stava ottenendo in Oriente contro i Persiani. Pur non trovando un accordo, Luigi entrò in guerra contro la Repubblica.
Velocemente l'esercito romano occupò la Repubblica di Baviera e la Restaurata Provenza romana, arrivando sul punto di entrare in Italia dalle Alpi. Nel frattempo Napoleone, impegnato nella prima Campagna d'Africa, dovette velocemente rientrare a Roma dove prese formalmente il potere, estromettendo dal governo Alvise Scarpa. Ricostituiti due eserciti, Napoleone marciò verso la Longobardia, mentre un secondo esercito si dirigeva verso il Rodano. Il generale soprese i Normanni passando dal Brennero.
Il disordinato esercito normanno-imperiale si asserragliò a Monaco dove venne combattuta l'omonima battaglia, vinta ancora una volta dai Repubblicani, che nel frattempo riuscivano a superare il blocco romano sulle alpi e invadere la Provenza. Ancora una volta Luigi fu costretto a firmare una pace, nella quale riconosceva alla Repubblica tutti i territori che aveva occupato dall'inizio delle Guerre napoleoniche.
La terza coalizione[]
Luigi reputava la sua sconfitta dovuta principalmente al fatto che aveva sostenuto lo sforzo bellico quasi interamente da solo, pertanto tra il 1800 e il 1803 cercò nuovamente alleati. Le vittorie di Napoleone aveva però ora spaventato il resto del continente e diversi risposero all'invito di Luigi. Carlo III di Boemia, nonostante alcuni contrasti interni al paese, Gustavo III Adolfo di Svezia e Teodoro III aderirono alla coalizione. A preoccupare ulteriormente Luigi era ora il fatto che Luigi Filippo di Guisa era stato nominato console della Repubblica di Baviera da Napoleone. I Guisa erano stati una dinastia che aveva brevemente retto il Regno di Normandia prima che i Borbone li cacciassero e quindi c'era il rischio che il nuovo console potesse rivendicare il trono normanno col supporto dei Repubblicani.
La Repubblica, nel frattempo, era riuscita a stringere alcune importantissime alleanze prima con le Province Unite e poi con il Regno dei Rus di Alessandro I. Le due coalizioni si sarebbero ben presto scontrate nella Terza guerra di coalizione. In un primo momento Luigi riuscì a difendersi strenuamente grazie a un'innovativa difesa mobile che gli permise di bloccare i romani, i bavaresi e gli olandesi, con l'obiettivo di permettere ai rinforzi alleati di arrivare. Lo sforzo di Luigi fu però vano, capita la situazione, Napoleone attirò le forze di Romolo in una trappola. Nella Battaglia di Boulbon, il generale romano, riuscì a separare gli eserciti dei due sovrani e ad annientarli. Costretto alla resa, Luigi siglò una nuova pace riconsegnando nuovi territori alla Repubblica e abbandonando il suo alleato Romolo che fuggì a Novaterra, con il risultato che Napoleone aveva riunificato i territori dell'Impero romano sotto il suo dominio.
Il destino della Normandia[]
La quarta guerra di coalizione sarebbe stata combattuta poco dopo senza il supporto della Normandia, ora pesantemente indebolita, con il risultato che Napoleone riuscì a estendere il suo controllo su quasi tutto il continente europeo. Accerchiati su tutti i lati dalla Repubblica e i suoi stati clienti, la Normandia sembrava matura per essere finalmente colta.
Nel 1808, Napoleone tenne un discorso nel quale ribadì la sua volontà di riportare Roma agli antichi fasti, riunendo tutti i territori che un tempo erano stati dell'Impero. Rapidamente, con una manovra a tenaglia, entrò nei territori stremati della Normandia che non seppero offrire che una scarsa difesa, col il risultato che Napoleone entrò trionfalmente a Parigi lo stesso anno e prendeva Luigi e suo figlio prigionieri. La Normandia diventava così parte della Repubblica romana, ricostituita in "provincia di Gallia" e affidata a Gioacchino Murat.
Nel frattempo La Fayette, un nobile normanno, riuniva un esercito di uomini fedeli al re e iniziava una serie di rivolte atte a cacciare gli invasori romani. A Novaterra, la Carolina si dichiarava indipendente, la Nuova Bretagna veniva invasa e controllata dagli olandesi, mentre il resto dei funzionari regi e nobili fuggivano in Africa, gli unici territori rimasti, formalmente, sotto il controllo della corte normanna.
La cattività e la restaurazione[]
Fatto prigioniero, Luigi fu costretto a sfilare come bottino di guerra, assieme al figlio, nel trionfo di Napoleone a Roma. Successivamente venne portato e incarcerato a Napoli dove sarebbe rimasto per quasi un decennio. Fu liberato solo nel 1817, quando, in seguito alla quinta guerra di coalizione venne ripristinato sul trono di Normandia.
Tornato sul trono normanno Luigi dovette aderire al trattato di pace che stabiliva la cessione dell'Aquitania alla Repubblica e il riconoscimento delle colonie d'Asia agli olandesi, la Normandia che rinasceva dalla Pace del 1817 era molto provata dallo sforzo bellico.
Durante la prigionia, la salute di Luigi non aveva fatto altro che peggiorare. Il rientro in Normandia riuscì in parte a risanare la salute del vecchio monarca che però non si riprese mai del tutto, morì nel 1822 e fu succeduto dal figlio, Luigi Vittorio.
Regno di Luigi Vittorio[]
Nel 1824 infine il sovrano morì lasciando il trono al fratello Enrico.
Regno di Enrico IV[]
Nel 1840, scoppiava in Europa la Guerra di Successione Longobarda. In un tentativo di preservare i domini del Lussemburgo della corona normanna dalle mire svedesi, Enrico diede ordine di mobilitare le truppe, mettendovi a capo il figlio Francesco.
Nel 1844 morì improvvisamente Enrico IV per un malore. Da tempo si sospettava che Francesco, suo figlio, sarebbe succeduto al padre, il Parlamento normano riunitosi riconobbe Francesco come nuovo re di Normandia.
Regno di Francesco III[]
Il suo regno iniziò nel migliore dei modi quando nel 1845, Francesco partecipando al Secondo Congresso di Eindhoven ottenne la concessione di alcuni importanti territori in Longobadia, nella regione del Reno e della Westphalia, per la prima volta da secoli il Regno di Normandia si espandeva in Europa. Il successo a Eindhoven venne celebrato pomposamente a Parigi e Francesco venne salutato come il monarca della svolta normanna, colui che avrebbe permesso alla Normandia di riaffermarsi tra le grandi potenze.
La Guerra dei Khanati[]
Lo scoppio della guerra dei Khanati portò nuovamente il sovrano a prendere una posizione difficile, se schierarsi con i greci o con i romani. Inizialmente il sovrano considerò l'idea di rinnovare un'alleanza con i Greci proprio in chiave anti-romana, ma la sorprendente decisione di Guglielmo VIII delle Province Unite di schierarsi con la Repubblica, fece desistere Francesco da questo scopo e si schierò anch'esso con Napoleone II. La flotta normanna entrò nel Mediterraneo e si unì a quelle delle altre potenze, avendo la meglio sulla flotta greca nella Battaglia del Peloponneso.
Ancora una volta la sorte sembrava sorridere a Francesco III che con la pace di Praga (1853) otteneva nuovamente alcuni territori di confine con la Repubblica Romana nonché il ritorno di Bordeaux, l'importante città sull'Atlantico e sede della famiglia di sua madre, i Savoia.
L'involuzione della Carolina[]
Nel 1856 la Guerra delle Maschere offriva una possibilità unica per Francesco III, a causa della sconfitta ad opera degli irochesi e degli svedesi di Vinland, la Carolina stava vivendo momenti drammatici. I nobili del Paese aveva persino dichiarato decaduto Robert Ney, il plenipotenziario, e chiedendo personalmente a Francesco di intervenire e riprendere il controllo della Carolina.
Prontamente fu mandato un esercito che ebbe gioco facile delle poche truppe rimaste fedeli a Ney. La Carolina ritornava così nei territori della corona normanna. La stella di Francesco sembrava brillare più forte che mai e il re sembrava inarrestabile nel riportare la Normandia alla vecchia gloria.
L'inizio del declino[]
Nonostante l'involuzione della Carolina fu celebrata largamente in Normandia, sarà proprio quella a segnare il punto di svolta del Regno di Francesco.
Il primo errore di Francesco fu di nominare il fedelissimo zio, Enrico Carlo di Borbone come plenipotenziario della colonia. Enrico si dimostrerà oltremodo zelante nel suo ruolo e seguirà alla lettera tutte le indicazioni di Parigi. Il nuovo governatore metterà pesanti limitazioni all'autonomia della Carolina, primo fra tutti il divieto ad iniziative autonome di espansione non concordate con la corona, siano esse guerre contro i vicini o appropriazione di terre dei nativi verso ovest.
Questo non è piaciuto alle élite locali, desiderose di nuove terre da sfruttare, nuovi porti e nuovi mercati di espansione, e non è piaciuto ai coloni di bassa estrazione sociale, che da un'espansione verso ovest avrebbero ottenuto la possibilità di iniziare una nuova vita lontano dalla povertà e dallo stretto ed opprimente controllo della Normandia.
Ambizioni normanne in Africa[]
Durante il suo regno, Francesco intensificò le campagne militari e esplorative in Africa. Queste si rivelarono per lo più molto dispendiose causando una nutrita pressione fiscale, specialmente all'interno della Carolina, e non rivelandosi così redditizie. In particolar modo si interessò dell'area della Namibia venendo a scontrarsi con la Repubblica del Sud Africa a causa dei continui sconfinamenti delle truppe normanne che contestarono il dominio sudafricano su alcuni importanti centri della costa.
Nel 1866, Giacomo IX, re di Scozia, acquisì i diritti sulla regione del Bacino del Congo. Questa mossa fu fortemente criticata da Francesco che rivendicava il fatto che i Normanni potessero vantare alcuni diritti sulla colonia, rivendicazione che si fece più intesa dopo che vennero alla luce le atrocità che l'amministrazione coloniale infliggeva ai locali.
Neutralità normanna[]
L'incapacità della Normandia di far valere le proprie ragioni su una nazione piccola e povere come la Scozia, fece iniziare a essere aspramente criticato Francesco a cui veniva attribuita la colpa di aver inaugurato una politica di neutralità che non sembrava rafforzare il Paese anzi sembrava controproducente.
Francesco credeva, giustamente, che l'esercito normanno non sarebbe stato capace di imporsi sugli altri paesi, semplicemente non aveva i mezzi per farlo.
La Carolina[]
Enrico Carlo morì nel 1872, e Francesco nomina un nuovo governatore, questa volta una figura di mediazione, il giovane Augusto di Beauharnais, nobile parigino sposato con la figlia di uno dei principali proprietari terrieri della Carolina.
La nomina destò parecchia perplessità in Normandia e in Carolina, certo Augusto era un militare di professione, ma non aveva le competenze amministrative necessarie per traghettare la Carolina fuori dalla crisi in cui si era ritrovata negli ultimi decenni. Nell'idea di Francesco la figura di un militare quale Augusto sarebbe stata necessaria per sopprimere il dissenso della colonia. Quello che il sovrano non aveva realizzato era la situazione in cui la Carolina versava, l'insoddisfazione dei carolini era stata infatti esacerbata da una massiccia pressione fiscale voluta da Francesco per finanziare le avventure coloniali normanne in Africa.
Per cercare di risollevare le sorti della colonia ed evitarne il collasso, il giovane Augusto si circondò di nobili e ministri carolinei, che gli consigliarono di invadere il Texas, nel quale è stato di recente scoperto un immenso giacimento di preziosa lignite. Il piano dei latifondisti era di raggiungere l'autonomia produttiva per garantirsi l'indipendenza politica, ma sia Francesco che Augusto lo ignoravano.
La situazione precipitò apertamente nei primi mesi del 1873 quando alla guerra tra Carolina e Texas si aggiunsero anche i Romani dell'Impero e gli svedesi di Vinland che sfruttarono la situazione per occupare diverse importanti città.
La guerra di Carolina fu un disastro per Francesco III che vedette vanificare i propri tentativi di far tornare la colonia fedele alla corona normanna. Nella Pace di Sancti Antoni infatti il cancelliere romano, Otone di Bismarca, sedette al tavolo delle trattative con Augusto e non con il re normanno. Allo stesso modo, poco tempo dopo, facevano gli svedesi.
In questo modo la maestà normanna veniva infangata e la Carolina veniva riconosciuta formalmente indipendente dalla Svezia e dall'Impero romano.
La spedizione de La Palice[]
Notizia della Pace di Sancti Antoni arrivò soltanto la settimana successiva a Parigi, facendo infuriare Francesco III. Prontamente la corona organizzò una spedizione con a capo Jacques de La Palice, maresciallo reale.
La Palice sbarca a Henriville e la occupa con l’esercito in attesa che Beuharnais torni indietro e faccia rapporto, implorando la grazia alla corona per la sua insubordinazione. Il Plenipotenziario però marcia su Henriville alla testa degli uomini che gli sono rimasti e col supporto delle truppe imperiali guidate dal generale Miramons circonda la città, mentre una flotta imperiale risale la costa carolinea fino a scontrarsi con quella normanna e sconfiggerla nella battaglia navale di Savanna.
La Palice non ha modo di fuggire via nave o di ricevere rinforzi e rifornimenti e per questo il suo esercito viene ricacciato fin dentro la città. Beuharnais marcia verso il palazzo governatoriale dove La Palice si è rifugiato e lo fa bombardare, uccidendo in maniera fortuita il maresciallo con un colpo di cannone diretto in volto. Di conseguenza gli ufficiali sopravvissuti si arrendono e il giovane ha modo di insediarsi nuovamente a palazzo come principe del neonato Principato di Carolina.
L’ultima azione militare di questa breve guerra di indipendenza è volta all’occupazione da parte dei carolinei nelle fortezze di Bermuda e degli avamposti delle Bahamas, nell’arcipelago omonimo, per prevenire future rappresaglie normanne. Con quella mossa il Regno di Normandia è stato ufficialmente scacciato per intero dal continente novaterriano.
Lo schiaffo della Carolina[]
Ancora una volta la neutralità normanna fu controproducente per Francesco che vide le altre potenze europee riconoscere la Carolina nelle settimane successive, ad eccezione di Triplice Monarchia, Grecia e Russia. Il neonato principato venne riconosciuto anche dalle potenze extra-europee, la Confederazione irochese cercava di intessere buoni rapporti nel tentativo di mitigare l'animosità tra i due Paesi, la Repubblica di Sud Africa in chiave anti normanna, e il Brasile e la Confederazione di Novaterra in funzione anti-europea.
La caduta[]
Francesco tentò di organizzare una nuova spedizione trovando però una ferma resistenza in molte frange del Parlamento che fecero un forte ostruzionismo nel finanziare un'ulteriore spesa. I giornali normanni iniziarono a osteggiare apertamente il monarca.
Rispetto alla Carolina, Francesco ha altri più seri ed impellenti problemi a cui pensare, primi fra tutti l’aggressività del Sudafrica in Namibia e l’opposizione interna dei democratici che chiedono al re maggiori diritti e maggiori libertà. Trovandosi in una posizione di estremo svantaggio e senza margini di negoziato il sovrano non può fare altro che cedere alle richieste ed esautorare la camera alta, dando in mano alla camera bassa, ora eletta per mezzo di libere elezioni a suffragio universale maschile, la formazione del governo. La Normandia, isolata dal punto di vista diplomatico, scacciata dal continente novaterriano e umiliata sul campo di battaglia guarda a Francesco come l'unico colpevole della situazione.
Nonostante le larghe concessioni, Francesco non riuscì a ritrovare il favore dei parlamentari. Il sovrano era come la Normandia, isolato e privo di alleati. La situazione sfociò nel coup d'etat del 1875, quando il Parlamento riunito in seduta, depose il sovrano, adducendo al fatto che il monarca non aveva dimostrato le caratteristiche necessarie per guidare la Normandia e che aveva portato il Regno sull'orlo di una crisi. Costretto ad accettare la decisione del Parlamento, Francesco non trovò nemmeno la forza di lasciare la Camera, ma assistette sconfitto alla decisione del suo successore, per il quale cercò di assicurare vanamente il trono al figlio.
A lungo l'assemblea discusse ferocemente sul futuro della Normandia, c'era anche chi vagheggiava di una improbabile Repubblica di Normandia, che venne prontamente allontanato dal Parlamento. Dopo estenuanti trattative i nobili presenti accettarono di riconoscere Filippo, nipote di Francesco, come nuovo sovrano di Normandia.
La perdita delle isole caroline[]
Le prime fasi del regno di Filippo VIII fu dettato da una politica di stabilità e di equilibri, non si impegnò a riconquistare ad esempio le Bahamas e le Bermuda occupata dalla Carolina nel 1876, dato che queste isole avevano ormai perso il loro ruolo di scalo tra le colonie e la Normandia.
I rapporti con l'Inghilterra[]
Nel frattempo la situazione in Inghilterra precipitava sempre di più, tanto che l'ex primo ministro Gladstone fu costretto a fuggire del paese. Il politico da prima chiese la protezione del re scozzese, Giacomo IX, e successivamente quella di Filippo. Il re normanno accettò con entusiasmo la proposta e permise la formazione di un vero e proprio governo a guida Gladstone in esilio, attirandosi su di sé le denunce delle Province Unite e dell'Inghilterra che vedeva nel politico solo un pericoloso dissidente.
La morte di Francesco III[]
Francesco III, ormai privo di una qualsiasi influenza politica, si rifugiò a Bordeaux da dove avrebbe voluto cercare di rifugiarsi all'interno della Repubblica romana. Il sovrano inviò lettere alla maggior parte delle corti d'Europa, appellandosi persino ad Alessia, princeps della Repubblica romana, ma senza successo. Persino sua moglie, da cui si era separato da tempo, rifiutò di accoglierlo a Bourges, nonostante avesse ospitato loro figlio Luigi di Borbone. Infine Francesco decise di stabilirsi a Bordeaux dove prese alloggio sostenuto dall'importante famiglia dei Savoia, una delle più influenti della regione.
Nel 1878 però, all'uscita dal Teatro romano Burdigala, costruito durante l'occupazione romana della città, venne pugnalato da un fanatico bretone, che voleva con l'omicidio di Francesco III perorare la causa indipendentista bretone. La morte di Francesco fu strumentalizzata da Filippo che sfrutto i solenni funerali dello spodestato re per affermarsi come l'unico Borbone al potere, arrivando persino a impedire alla famiglia di Francesco di partecipare ai funerali.
Il Vietnam[]
Ormai privo di potenziali rivali, Filippo si lanciò in un'ambiziosa campagna nel Sud Est Asiatico volta a sottomettere il Vietnam che era sprofondato in una disastrosa guerra civile. Nel 1882 mandò l'esercitò che avrebbe aiutato uno dei due principi vietnamiti che stava avanzando diritti sul trono. Il Vietnam si rivelò più impervio di quanto Filippo aveva considerato e la guerra si protrasse più a lungo del dovuto. Con i Giapponesi che inviavano volontari nel 1885, le famose Armate per la Libertà dell'Asia che respinsero a più riprese l'esercito normanno-vietnamita. L'anno successivo in seguito alla Conferenza di Tokyo, l'Impero Giapponese proclamava la Sfera di Co-prosperità asiatica e ultimava a Filippo di riporre le armi e tornare in Europa.
La campagna si rivelò un disastro per la Normandia che vide persino la propria flotta, che aveva circumnavigato l'Africa per intervenire in Asia, distrutta da quella giapponese. Con la disastrosa sconfitta in Vietnam, la prima di una nazione europea nei confronti di un paese asiatico, Filippo sembrava pericolosamente avvicinarsi all'impopolarità del suo predecessore.
Seguirono anni pacifici per la Normandia che non volle impegnarsi in nessuno dei vari conflitti che caratterizzarono la seconda metà del XIX secolo. Filippo riuscì ad attrarre nuovi capitali in Normandia tanto da permettere lo sviluppo di una rete ferroviaria che collegava la capitale non solo alla Normandia, ma anche con i porti che davano sull'Atlantico, permettendo al Paese di vivere una piccola crescita economica. Nel 1890 si tenne il Congresso di Civitas Mexici a cui Filippo e i ministri normanni parteciparono. Pur non essendoci rivendicazioni normanne sodisfatte, come ad esempio il riassorbimento della Carolina all'interno dello Stato Normanno o i diritti normanni sul Congo, Filippo riuscì a ripristinare buoni rapporti diplomatici con il resto dei sovrani coinvolti, creando la base di quel superamento dell'isolazionismo in cui la Normandia si era ritrovata nei decenni precedenti. Nel 1894 Filippo morì di vecchiaia nel suo castello a Parigi ed a succedergli fu il figlio Filippo IX.
La questione inglese[]
Il primo anno di regno fu caraterizzato da una particolare interesse dei giornali normanni sulla situazione inglese. Nonostante i comunisti fossero stati sconfitti l'anno precedente, destò particolare scalpore la notizia degli eccidi perpetuati dal generale Florence Beckarys sulla popolazione gallese. L'influenza olandese fece in modo che i giornali presentassero la notizia in maniera faziosa e presentandola come un ritorno alla normalità in Inghilterra, ma ciò provocò l'inizio di un attrito con gli esuli inglesi. La situazione degenerò con il riconoscimento formale delle Croci di San Giorgio e della conferma dei poteri a Lord Salisbury da parte di Giacomo I che portò a una formale dichiarazione di protesta da parte degli esuli inglesi. Una nuova lettera di Gladstone fu pubblicata su alcuni volantini distribuiti a Parigi dove il politico inglese riaffermava la necessità di intervenire in Inghilterra davanti agli eccedi e alla politica del nuovo Primo ministro. Inoltre il rifugiato, per la prima volta, denunciava anche l'opera delle Province Unite, complici di aver destabilizzato gli inglesi solo per il loro tornaconto economico.
Gli esuli di Vannes[]
Il volantino scatenò diverse reazioni a Parigi dove si diffuse in vari circoli politici. Ebbe largo seguito nel Partito comunista con a capo Benoît Musolin che, da poco si stava affermando all'interno della politica interna normanna. Il manifesto però attirò le ire dell'ambasciatore olandese a Parigi che chiese a Filippo di attivarsi in modo di censurarne il contenuto. Il giovane re decise di prendere una decisione drastica e, sostenuto anche dal Parlamento, decise di allontanare Gladstone da Parigi e venne confinato a Vannes, in Bretagna, assieme ad altri influenti esuli reputati sovversivi. Nonostante il tentativo di isolare così gli intellettuali inglesi, il governo favorì l'affermarsi di una "culla" del pensiero anti-governativo che non fece altro che affermare la formazione di partiti sovversivi tra cui il nucleo di un forte partito comunista più radicale. Gli scritti degli esuli di Vannes circolarono ben presto oltre i confini nazionali giungendo oltre manica, vennero letti da Sam Mainwaring, Ramsay McDonald e dallo stesso Joseph Steelman, giunsero persino in Grecia dove influenzarono notevolmente il pensiero di Vasilio Lenin.
La crisi del Chad[]
Appena salito al trono (1896) riprese il patrocinio di nuove e vecchie esplorazioni a cominciare dalle colonie equatoriali in Africa. Qui diverse squadre esplorative seguirono il corso del fiume Yobe fino ad arrivare lungo le sponde meridionali del lago Chad per trovare che in una maniera simile, squadre esplorative romane erano giunte poco prima sulla sponda settentrionale. Questo creò una forte tensione tra la Repubblica Romana e la Normandia, che venne annunciata sui giornali normanni con un forte pessimismo, diversi giornalisti infatti prevedevano che ancora una volta i diritti normanni sarebbero stati calpestati dalla politica romana. Inaspettatamente però fu l'intervento personale della Princeps Alessia che impedì alla crisi di aggravarsi. Su sua proposta infatti i diplomatici romani e quelli normanni si trovarono a Parigi nella cosiddetta Conferenza di Lutezia.
Alessia acconsentì di riconoscere i diritti normanni sulla sponda meridionale del Lago Chad, pur riaffermando i diritti romani su quella settentrionale. Era ovvio che i normanni avevano ottenuto la parte più fertile dell'area cosa che stupì molto l'opinione pubblica normanna. Sembrava che la volontà della Princeps fosse quella di istituire una politica conciliatrice verso la Normandia e acconsentì persino a riconoscere il passaggio dei mercantili normanni lungo il canale di Suez notizia che fu accolta con molto ottimismo dagli imprenditori e industriali.
Personalemente Alessia cercò di avvicinarsi a Filippo IX promuovendo una spedizione scientifica congiunta, romana-normanna, in Cirenaica alla ricerca di una pianta rara e reputata estinta da secoli, il silfio. La passione botanica del re lo convinse ad accogliere la notizia con entusiasmo e, anche se inconcludente, fu la prima di una lunga serie di collaborazioni tra diverse università normanne e romane che consentiranno l'affermarsi di una vivace stagione culturale e innovatrice in Normandia.
La spedizione di Peary[]
Così come aveva fatto nel caso della esplorazione verso il Lago Chad, Filippo continuò a patrocinare esploratori e missioni esplorative continuando l'operato del padre. Nel 1898 a dare i suoi frutti furono le esplorazioni verso l'Antartide in particolar modo quella dell'esploratore Robert Peary.
Peary, a bordo del celebre dirigibile Normandie, giunse sulle coste della Groenlandia e sorvolò il Polo Nord, riuscendo a piantare persino la bandiera normanna nel suolo. Quella regione divenne così la "Terra di Perry" e passò sotto il dominio normanno.
La Conferenza di Lars Markies[]
Nel 1901, Filippo finanziò una spedizione incaricando il cugino, Enrico d'Orléans, noto esploratore, di guidare una missione seguendo il corso del fiume Nata. Enrico aveva già guidato diverse missioni in Asia per conto del padre e dello zio di Filippo, Filippo VIII e Francesco III, giungendo a mappare il territorio del Vietnam meridionale e del golfo del Bengala fornendo importanti informazioni sulle risorse naturali dei luoghi. Le due spedizioni erano state già commemorate dalla Società Geografica di Parigi che gli aveva conferito diverse medaglie e onoreficenze. Inizialmente Enrico avrebbe voluto ritornare in Vietnam ed erano stati già fatti preparativi per il suo arrivo a Saigon, ma fu Filippo a farlo desistere dal ritornare in Asia affidandogli la missione in Africa.
La Namibia si stava rivelando per la Normandia un problema. Nonostante la regione fosse piena di risorse minerarie, la scarsa popolazione della regione ne rendeva difficile il loro sfruttamento. Alla Namibia i coloni normanni avevano preferito il Principato di Carolina oppure altre regioni coloniali, come l'Africa Occidentale Normanna o quella Equatoriale. Inoltre lungo il confine c'era un perenne conflitto con la vicina Repubblica del Sud Africa dove la politica di Paul Kruger era caratterizzata da un profondo antagonismo verso la Normandia.
La spedizione di Enrico era quindi un tentativo di ricercare di isolare il Sud Africa e creare un corridoio che permettesse alla Namibia di collegarsi con il vicino Mozambico olandese oltre che a cercare ulteriori risorse da sfruttare e per incentivare l'arrivo di nuovi coloni. Enrico, dopo due mesi di viaggio, giunse nel Regno di Ndbele dove venne piacevolmente accolto dal re Njube che condivideva con i normanni l'ostilità verso il Sud Africa. La possibilità di una possibile espansione normanna nell'area grazie al sostegno dei popoli locali avrebbe potuto destabilizzare gli equilibri già presenti e, inoltre, il fatto che i Ndbele fossero "imparentati" con gli Zulu, che si erano sollevati diverse volte in Sud Africa, aveva portato Kruger a denunciare apertamente l'operato dei Normandi e minacciandoli persino di una guerra aperta. Questo aveva spaventato il governatori olandesi che avevano richiesto l'intervento della corona olandese per evitare una crisi. A intervenire fu l'influente magnante Cecil Rhodes, una delle personalità più influenti dell'Africa meridionale, che ottenne i poteri di intervenire per conto della corona olandese. Rhodes organizzò un incontro tra le diverse potenze a Lars Markies, capitale del Mozambico olandese, dando il via all'omonima conferenza.
La Conferenza di Lars Markies (1904) vide anche la partecipazione di ambasciatori da parte dei regni dei Ndbele e dei Barotse cosa che destò le aspre critiche degli ambasciatori sudafricani. Da subito l'intento di Rhodes fu evidente, le Province Unite volevano unire le colonie del Mozambico e dell'Angola creando un corridoio che connettesse l'Oceano Atlantico meridionale con quello Pacifico. La Normandia si trovò quindi isolata e ogni possibile proposta di un allargamento della Namibia venne bocciata. Mentre il re dei Barose, Lewanika, capendo che difficilmente la Normandia avrebbe potuto opporsi alle Province Unite, accettò di diventare vassallo della corona olandese, Njube rifiutò di accettare l'accordo e abbandonò la conferenza. Questo permise alle altre potenze di sacrificare i Ndbele dando interamente il loro territorio alla Repubblica del Sud Africa. La Normandia non riuscì che ad ottenere due cose, la prima, e forse la più importante, l'uso delle ferrovie olandesi nella regione per il trasporto delle merci, la seconda, una stabilizzazione del confine con il Sudafrica. Da tempo infatti il Sudafrica e la Normandia si contendevano il controllo della regione del Ngamiland e del Chobe e questa conferenza riconobbe alla Namibia il pieno controllo della regione. Nonostante alcune rimostranze da parte del Sud Africa questa conferenza portò un avvicinamento tra i due paesi e una riapertura dei canali diplomatici. Nel 1905 fu siglato un accordo di cooperazione tra i tre Stati patrocinato dalle Province Unite.
L'Antartide[]
Con il successo della spedizione di Peary e la stabilizzazione della Namibia, la situazione era pronta per gli esploratori per proporre a re Filippo di giungere nell'ultimo continente ancora inesplorato, l'Antartide. L'esploratore normanno Adrian de Gerlaç si mise a capo di una spedizione che, transitando per il Sudafrica giunse sulle coste del Polo Sud nei primi mesi del 1909. Piantò la bandiera normanna nel suolo ribattezzando la costa "Terra di re Filippo" (Terre du Roi Philippe) , imitando quanto fatto al Polo Nord, anni prima, da Peary.
L'era delle invenzioni[]
L'avvicinamento alla Repubblica romana favorì il formarsi di una vivace rinascita culturale e accademica in Normandia. In particolar modo nel 1899 i fratelli Lùmière presentarono per la prima volta il cinematografo a Parigi. Da subito l'invenzione ebbe molto successo e si diffuse rapidamente in Europa, dove conquistò da prima il Regno di Svezia e l'Unione di Praga per poi diffondersi nel resto dell'Europa e nel bacino mediterraneo, in Novaterra, ebbe molto successo grazie al patrocinio di Cesare III che portò alla nascita del più grande sito cinematografico del mondo, Ruscisilva. Da qui iniziarono ad essere pubblicati in massa i film muti di un duo comico di romani, cioè Stanlio ed Ollio, di cui sembra che il re Filippo seguisse avidamente le disavventure.
La Normandia fu anche la culla di nuove invenzioni dal punto di vista militare, con la creazione nel 1914 dei primi proiettili shrapnel e nel 1918 dei primi cannoni su rotaia. Tra la squadra che varò nel 1906 il primo sottomarino nei cantieri olandesi erano presenti anche numerosi scienziati normanni che contribuirono al progetto.
Il biennio nero[]
Gli anni di rinascita economica e culturale furono interrotti dall'avvento del proibizionismo giapponese che causò una gravissima crisi economica conosciuta come Crisi del commercio asiatico. Gli anni tra il 1915 e il 1916 furono particolarmente tragici per la Normandia che, nonostante non avesse colonie in Asia, dipendeva fortemente dalle esportazioni provenienti dal Sud est asiatico. Nonostante la sconfitta normanna nella Guerra del Vietnam i rapporti tra i due stati erano rimasti molto forti e diversi imprenditori avevano investito nello sviluppo di una fiorente industria. Il Vietnam era diventato il luogo dove reperire merci provenienti da Cina e Giappone che, grazie alle navi mercantili olandesi, giungevano fino in Normandia.
Il proibizionismo giapponese portava a una rapida cesura di questo collegamento, i prodotti asiatici dovevano, secondo il governo giapponese, rimanere in Asia. Questo portò a un rapido fallimento di molte imprese che culminò con il fallimento del Banco di Lutentia il 13 Aprile 1915. Il Parlamento e lo stesso Filippo furono presi alla provvista e non riuscirono a contrastare in maniera efficace la crisi. La politica dei successivi anni fu confusa e poco organizzata. In Parlamento si formarono diverse correnti che avevano idee e soluzione diverse su come contrastare la crisi a prevalere, dopo lunghi dibattiti, fu il partito conservatore che prevalse proponendo l'inizio di una fallimentare politica proibizionistica che esacerbò ancora di più la situazione. Nei successivi due anni si formarono diversi movimenti operai spontanei che manifestarono nei principali centri produttivi del paese.
L'avvento del crocismo[]
L' ondata rossa spaventò molto il Parlamento e lo stesso Filippo che vedevano dietro a queste rivendicazioni l'opera di diverse forze anti governative come gli esuli di Vannes. Inoltre c'era paura che dietro a questi movimenti ci fossero anche le macchinazioni di potenze straniere, come la Repubblica romana, che sfruttassero la crisi economica per destabilizzare il Paese. Nel frattempo, il tentativo di alcuni esponenti comunisti di istituzionalizzare il movimento portò una profonda crisi all'interno dello stesso partito che culminarono con le dimissioni del capo del PCN (Partie Communist Normand), Benoît Musolin.
Musolin riuscì a radunare intorno alla sua figura non solo quegli imprenditori e proprietari di fabbriche che erano stati duramente colpiti dalla crisi economica, ma anche i soldati rimasti delusi dalla politica normanna. In particolar modo i reduci della Guerra del Vietnam e le rispettive famiglie si erano consolidati in una organizzazione paramilitare nota come Croci di Fuoco, ispirata alla loro controparte d'oltremanica. Furono gli scontro contro i comunisti, ai quali contendevano il controllo di Nantes, che proposero questi movimenti come l'unica alternativa all'ondata rossa. Il forte consenso permise a Musolin di cementificare queste forze in un unico Partito che istituì la sua sede nel quartiere di Sainy Denis, alle porte di Parigi. Furono anni di forti scontri e instabilità dove le Croci di Fuoco si macchiarono di ogni sorta di crimine a danno, non solo dei comunisti, ma di ogni forza che si opponeva a loro.
Questa instabilità sociale e politica portò l'anno successivo Filippo a sciogliere il Parlamento e ad indire nuove elezioni, che videro vincere i comunisti ma che a causa dell'opposizione degli altri partiti la situazione rimase in stallo fino al 1917, quando fu il sovrano ad incaricare personalmente Musolin di formare un prorpio governo a patto però che venissero compresi i monarchici ed i liberali. Però questo nuovo governo si dimostrò ben presto una mera dittatura di Musolin, il quale sciolse nuovamente il Parlamento e lo sostituì con il Gran Conseil du Crocisme, un'assemblea dei vari gerarchi del regime, abolì i partiti ostili tranne quello sandenista, vietò gli scioperi e tramite una serie di leggi, le Lire Crocistisme, si conferì pieni poteri, rendendo il povero Filippo solo un simbolo.
La Magna Guerra[]
Nel 1923, in seguito all'ingresso della Burgundia nel neonato Regno di Longobardia, scoppiò la Magna Guerra, a cui all'inizio Filippo si dichiarò neutrale, non volendo trascinare il paese in guerra, ma a costringerlo a mobilitare fu proprio Musolin, il quale anch'esso era contrario ad un conflitto ma temeva che la Normandia potesse essere trascinata contro il suo volere: il primo ministro ebbe ragione, poichè pochi giorni dopo la mobilitazione la Repubblica Romana lanciò la cosiddetta Operazione Giulio Cesare, che colse di sopresa le truppe normanne e portò alla conquista di gran parte del suo territorio. Per tutta la durata del conflitto Filippo rimase sempre a Parigi per continuare a governare, le operazioni militare le lascierà invece nelle mani di Musolin, e ci rimarrà anche dopo l'occupazione romana nel 1924, divenendo un simbolo di unità per il popolo normanno e venendo soprnnominato "Le Roi des Ruines".
Il Dopoguerra[]
Nel 1925 Filippo partecipò al Trattato di Vindobona, dal quale riuscì ad ottenere non solo la libertà della Normandia ma anche un gran numero di colonie, riottenendo parte del prestigio perduto; in seguito alla pace però il paese crollò in una serie di crisi politche ed economiche devastanti, primo percheè la guerra aveva sconvolto l'economia, portando numerose banche al fallimento e secondo perchè proprio la bancarotta di numerose banche portò l'oramai regime traballante di Musolin a cadere nel 1927, dove le nuove elezioni videro vincitori i liberali di Gaston Doumerge, il quale però decise di integrare nel governo anche Musolin, formando cosi una grande coalizione anticomunista.
Dopo una lunga vita travagliata, nel 1933 Filippo, all'età di 67 anni, si spense nel suo palazzo a Parigi e la Normandia piombò nel caos.
Guerra Civile Normanna[]
Il 14 aprile 1933 morì il re Filippo IX, il quale non aveva eredi diretti e quindi, anche a causa dell'instabilità politica di quel momento, il Parlamento decise di "accantonare" temporaneamente la questione reale e di affidare il potere ad un reggente, un certo Nicholas de la Tour; circa tre mesi dopo si tennero le elezioni che videro una schiacciante vittoria dei socialisti e dei comunisti, riuniti sotto la guida di Léon Blum nel cosidetto Fronte Popolare (in normanno: Front Populaire). Le elezioni però cominciarono ad essere contestate dalla maggior parte dei partiti democratici e di destra, in particolare dal Partito Sandenista dell'ex premier Benoît Musolin, il quale accus le elezioni di brogli e pretese che fossero annullate e rifatte; ovviamente ad opporsi furono i socialisti, i quali denunciarono le accuse di Musolin e ordinarono alla polizia di arrestarlo. L'arresto di Musolin scatenò ben presto il caos tra i parititi e la popolazione, che portò il 13 luglio allo scoppio di una grande rivolta operaia in Aquitania, finanziata ovviamente dai crocisti.
Il neonato governo comunista normanno incaricò il generale Joseph de Saint-Jule di reprimere la rivolta ma una volta giunto in zona, ben presto molte delle truppe si unirono ai ribelli e lo stesso generale si schierò con essi e decise di marciare su Parigi; nel frattempo la capitale era stata fortificata e resa una vera e propria fortezza ma soprattutto erano state richiamate tutte le truppe leali, a volte persino contadini di ideologie socialiste ed era stata persino promulgata una nuova costituzione. Alla fine ad agosto l'esercito crocista giunse davanti alla città e per giorni si tenne una sanguinosa battaglia che alla fine però vide i difensori vittoriosi e la grande armata nemica si sfaldò; lo stesso generale de Saint-Jule venne catturato dai soldati comunisti, processato in tribunale e successivamente fucilato.
In seguito al fallito colpo di stato militare, si unirono alla causa crocista anche la Normandia e il Baden-Wurttemberg , dove gli operai presero le armi contro i socialisti e decisero di non riconoscere il governo di Parigi, in contrapposizione al quale si era formato un secondo governo, ovviamente liberal-crocista, a Lione, nella Repubblica Romana; la repressione delle rivolte ordinata dal governo socialista fu brutale: interi villaggi vennero attaccati dalle milizie governative per essere razziati e dati alle fiamme, tant'è che si ritornò a parlare di "terrore rosso", espressione usata per definire le razzie compiute dai comunisti inglesi. Nonostante le repressioni però le forze crociste continuarono la loro resistenza armata, formando la cosidetta "Alliance Noire", e proclamarono la nascita delle Repubbliche Indipendenti di Lussemburgo e Normandia.
Con l'inizio del nuovo anno la guerra sembrò essr scoppiata davvero: a nord le forze crociste sconfissero l'esercito comunista mandatogli contro e in più il 18 aprile 1934 le forze crociste lanciarono una grande offensiva in Bretagna, dove la penisola venne letteralmente messa a ferro e fuoco, con i vari villaggi che venivano dati alle fiamme e con i socialisti che lanciarono addirittura una grande chiamata alle amri per tentare di fermare l'avanzata nemica; ad est invece la situazione rimase per molto tempo tranquilla, con le forze crociste che, nonostante alcuni attacchi disparati di gruppi di combattenti anarchici, tennero la posizione e infine a sud in Aquitania, dove anche qui il fronte sembrava essere calmo.